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Salvatore Calà
QUADRIFOGLIONEWS - brolo – la festa di piana: per don enzo caruso serve riscoprire le radici per guardare avanti
BROLO – LA FESTA DI PIANA: PER DON ENZO CARUSO SERVE RISCOPRIRE LE RADICI PER GUARDARE AVANTI
FONTE NOTIZIA: Salvatore Calà
Eventi, Q-MAGAZINE
Agosto, a Brolo, porta con sé una miriade di odori, suoni e colori che si intrecciano ai ricordi.
Tra questi, la festa di Piana è un appuntamento che ha segnato intere generazioni. Una celebrazione che, nel corso del tempo, è passata dall’essere una genuina espressione di devozione popolare a un grande evento di richiamo, simbolo del boom economico e della rinascita sociale di un territorio. Chi l’ha vissuta negli anni d’oro la ricorda con emozione: palchi maestosi, artisti di fama nazionale, migliaia di persone accalcate per assistere a spettacoli memorabili. Era la festa “grande”, quella che dava lustro al paese e che per alcuni giorni trasformava il quartiere in un palcoscenico a cielo aperto. Oggi, di quella festa rimane solo il ricordo.
Ma è proprio da lì che può e deve ripartire una nuova narrazione. Il contesto è cambiato. Le generazioni si sono susseguite, le priorità si sono ridisegnate, le risorse sono diminuite. Ma ciò che non è cambiato – e non deve cambiare – è il cuore pulsante della festa: la comunità. Ed è proprio su questo che, quest’anno, si vuole puntare. Senza clamore, senza promesse roboanti, l’idea è semplice e potente: restituire alla festa di Piana il suo carattere autenticamente popolare. Ci saranno due serate di spettacolo e animazione, certo. Ma saranno i bambini, i ragazzi delle scuole di danza del paese, i genitori e i nonni a diventare i veri protagonisti.
Famiglie intere in strada, insieme, a condividere momenti di gioco, cultura e fede. La Vergine Addolorata, centro spirituale della festa, continua a essere il riferimento e l’anima dell’evento. Intorno a lei ruoterà una celebrazione che non separa il sacro dal quotidiano, ma li fonde in una proposta che parla di comunità, tradizione e identità. I giochi di una volta, le squadre miste di grandi e piccoli, la sagra dei maccheroni, gli spettacoli: tutto è pensato non per stupire, ma per unire. Il format non cambia, è vero. Cambia però lo sguardo.
Oggi, più che attrarre folle, vogliamo ritrovare volti. Oggi non cerchiamo grandi nomi, ma grandi incontri.
A tracciare questa linea è il parroco di Brolo, don Enzo Caruso, che ha scelto di rileggere il senso della festa con coraggio e semplicità, rimettendo al centro le persone, la partecipazione, la fede vissuta nel quotidiano. La sua visione non guarda indietro con rimpianto, ma avanti con responsabilità e speranza. Questa è la sfida, e insieme l’opportunità: trasformare la nostalgia in seme, la memoria in motore, e la festa in un’occasione per riappropriarsi, insieme, di ciò che siamo. Perché in fondo, una festa è davvero tale quando a farla è un popolo.
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