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Venerd́ 19 Aprile 2024 - Direttore Responsabile Salvatore Calà
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messina - una messa in onore dei caduti per l’onore della patria e di san camillo patrono della sanità militare
 
MESSINA - UNA MESSA IN ONORE DEI CADUTI PER L’ONORE DELLA PATRIA E DI SAN CAMILLO PATRONO DELLA SANITÀ MILITARE
messina - una messa in onore dei caduti per l’onore della patria e di san camillo patrono della sanità militare
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FONTE NOTIZIA: Salvatore Calà
Eventi, Q-MAGAZINE

Organizzata dalla Sezione di Messina dell’Associazione Nazionale della Sanità Militare Italiana (ANSMI), Presidente il Gr.Uff. Dr. Angelo Petrungaro, nella chiesa “Santuario del Carmine” in Messina, si è svolta la Santa Messa, celebrata dal Parroco don Gianfranco Centorrino, in onore dei Caduti per l’onore della Patria e di San Camillo patrono della Sanità Militare.

Presenti autorità civili e militari fra cui il Gen. Giuseppe Briguglio, Presidente UNUCI Messina, rappresentanti del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana e del Corpo delle II.VV.CRI dell’Ispettorato di Messina.

Hanno manifestato adesione all’iniziativa: l’Ammiraglio Mauro Barbierato, Ispettore della Sanità della Marina Militare; il Magg.Gen. Gabriele Lupini, Ispettore Nazionale del Corpo Militare CRI; l’On. Prof. Giuseppe Scalisi e il Prof. Salvatore Nascè, Presidente dell’U.N.C.R.S.I., il quale così ha scritto per l’occasione: “Sono spiritualmente con voi nel ricordo del sacrificio di tutti i Caduti della R.S.I.. Un arco di tempo che è impresso nella Storia d’Italia con caratteri indelebili dell’etica trascendentale del sacro amore di Patria, unitamente al sacro senso dell’onore. “Chi per la Patria muore vissuto è assai, chi per la Patria muore non muore mai”.

Il Dr. Petrungaro, nel ringraziare gli intervenuti, ha ricordato non solo il sacrificio dei numerosi Caduti della Sanità Militare come il giovanissimo Tenente medico Nelson Dalfiume per il quale l’opera del medico sul campo di battaglia era “luce nelle tenebre”, ma anche quello del poeta e cieco di guerra Carlo Borsani, Medaglia d’Oro al VM, che si prodigò in una missione di pace recandosi alle ore 11 del 25 Aprile 1945 dall’Arcivescovo di Milano Cardinale Schuster presso l’Arcivescovado, dove nel pomeriggio dello stesso giorno avvenne l’incontro fra Mussolini e Graziani.

Non solo, ma subirono la stessa sorte di morte anche le Ausiliarie della RSI, come la studentessa, del 4° anno di Medicina presso l’Università di Roma, Antonietta De Simoni che rispose subito all’appello alla gioventù femminile da parte della RSI per l’assistenza alle proprie FF.AA., arruolandosi fra le Ausiliarie. Ella, a coloro che, intuendo i pericoli cui sarebbe potuta andare incontro, volevano indurla a ritirarsi, così rispose: “Un’Ausiliaria non abbandona il suo posto nel momento del pericolo; resta al fianco dei suoi camerati”.

Dopo il 25 Aprile, interi reparti delle Ausiliarie sono scomparsi e delle loro componenti non si è saputo più nulla: è accaduto alle Ausiliarie dei Comandi di Tappa della “X MAS” di Pola, Fiume, Zara, cadute in mano dei partigiani di Tito. Come non ricordare don Tullio Calcagno, definito “il più fascista di tutti i preti fascisti”, che, laureato in Diritto Canonico, nel Concordato dell’11 febbraio 1929 fra Stato e Chiesa, i cosiddetti Patti Lateranensi, vide più gli aspetti giuridici che quelli religiosi essendo del tutto estraneo al Fascismo, al quale aderì dopo lunga meditazione proprio su quel documento voluto dal Duce. Di temperamento impetuoso, a causa della propaganda che egli faceva della fedeltà alla Patria, dell’infamia dell’armistizio dell’8 settembre 1943, nonché della fedeltà all’alleato tedesco, venne inviso all’autorità ecclesiastica che in un primo tempo lo sospese a divinis - sospensione da lui costantemente disattesa - e in seguito con Decreto del 24 Marzo 1945 gli inflisse la scomunica, dal sacerdote sempre rispettata.

Si rifugiò a Crema dove venne arrestato e condotto nel locale carcere, da dove però verrà prelevato, condotto a Milano e rinchiuso nelle carceri del Palazzo di Giustizia. Fu proprio qui che incontrò il poeta e cieco di guerra Carlo Borsani, Direttore del giornale Repubblica Fascista. Entrambi furono fucilati.

Per don Calcagno la Patria non era “dove si sta bene” di manzoniana memoria riferita a don Abbondio, ma l’Italia dell’onore, della lealtà e della fedeltà alla bandiera immacolata sulla quale stava scritto: Italia, Repubblica, Socializzazione, come si leggeva nel suo giornale Crociata Italica.

Il ricordo di questi Caduti ha emozionato i presenti perché “Historia est testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis.”

Dr. Angelo Petrungaro

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