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FONTE NOTIZIA: Gazzetta Del Sud
Varie, MESSINA

In 48 ore la Squadra Mobile ha risolto il caso dell’attentato contro un’insegnante dell’istituto comprensivo Albino Luciani di Fondo Fucile. A compiere il gravissimo gesto, in uno scenario del tutto diverso da quello ipotizzato in questi giorni, uno studente 13enne residente nello stesso quartiere in cui insiste la scuola. Gli investigatori lo hanno sentito ieri alla presenza dei genitori. Il ragazzo ha ammesso tutto, ha raccontato la verità ma non potrà essere perseguito in quanto minore di 14 anni e dunque non imputabile. Il 13enne, già seguito dai servizi sociali per la situazione di disagio familiare in cui si trova, è stato segnalato alla Procura dei Minori.

Il dato più eclatante è che l’obiettivo del ragazzo, che frequenta la terza media, non era l’insegnante elementare Argentina Sangiovanni, a cui è stata incendiata la Mercedes Cabrio, ma una sua professoressa con la quale ha avuto qualche screzio per di più non strettamente legato alla didattica. Il giovane, convinto di aver subito un torto, ha deciso di fargliela pagare all’insegnante bruciandole la macchina ma ha sbagliato obiettivo. Prima ha incendiato una BMW 320, poi si è reso conto dell’errore e ha versato la benzina sulla Mercedes cabrio parcheggiata davanti alla scuola ed ha appiccato il fuoco. Ma anche questa volta ha fallito la sua missione.

L’auto non era quella dell’odiata prof ma quella della maestra Sangiovanni. A creare l’equivoco le dichiarazioni dell’insegnante che nell’immediatezza ha spiegato l’attentato come una vendetta nei suoi confronti per aver bocciato un’alunna. Raccontando che subito dopo il diverbio con i genitori della bambina alla chiusura della scuola è tornata in Calabria, sua terra d’origine, e solo alla ripresa delle lezioni è scattata la vendetta. Versione integralmente confermata agli investigatori della Squadra Mobile.

Ma la Polizia era già sulle tracce del ragazzino che ha ammesso le sue responsabilità e di fronte ai genitori si è detto pentito del gesto. Rimane la gravità di un’azione e l’amara riflessione del questore Giuseppe Cucchiara secondo il quale neanche aver individuato il responsabile servirà a migliorare la condizione degli abitanti di Fondo Fucile. Senza la diffusione della cultura della legalità alla quale tutti indistintamente dovremmo partecipare non basterebbero cento arresti per cambiare le cose.
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