L’unica tratta ferroviaria che regala qualche soddisfazione alle Ferrovie dello Stato in Sicilia, sapete qual è? La Palermo Agrigento – la potete chiamare anche Agrigento-Palermo, è la stessa cosa Poi c’è la Palermo Messina grazie al doppio binario, ma questa è un’altra storia.

La Agrigento Palermo è competitiva, una tratta che giustifica la sua esistenza. Solo che non ne ha alcun merito, perché compete grazie al fatto che l’omonima Palermo-Agrigento, su strada, è la più vecchia, rischiosa, difficile delle arterie di grande traffico siciliano. Demerito del trasporto gommato, dunque, le Ferrovie non hanno alcun merito. Non ci hanno investito un euro, insomma, perché la tratta ferroviaria fosse competitiva. Puro demerito del traffico su strada.

La Palermo-Trapani è andata a farsi benedire, così come la Gela-Caltagirone, a causa di interruzioni sulla linea ferrata (la caduta di un ponte), e le Ferrovie non ci pensano nemmeno al ripristino delle due tratte. La distrazione, lo scarso zelo, la burocrazie, non c’entrano per niente. Il ripristino della tratta è una specie di incubo per l’amministratore delle Ferrovie dello Stato. Non conviene. Chi sale su un treno a Palermo e vuole raggiungere Trapani, deve sacrificare fra una cosa e l’altra metà della sua giornata lavorativa, o quasi. Perciò il trasferimento avviene quasi esclusivamente su gomma.

La Gela-Caltagirone interrompe la tratta ferroviaria che da Canicattì-Licata raggiunge Catania. Ma a chi volete che interessi? Salire sul treno a Gela per andare a Catania è una follia, o quasi. A meno che non si abbia voglia di leggere un libre e si cerchi un luogo di tutto riposo, nessuno si sogna di scegliere il treno.

La Palermo-Catania sarebbe la tratta più remunerativa per le Ferrovie dello Stato se disponesse del doppio binario, perché “batterebbe” il trasporto su gomma, e non solo sui tempi, Ma per come stanno le cose, il servizio viene effettuato in perdita per le Ferrovie. C’è un collegamento, uno solo, piuttosto veloce, 2,40, ma per il resto si cambia a Caltanissetta-Xirbi, come sessanta anni fa. Una enormità.

Le Ferrovie dello Stato spiegano di essere soltanto l’ultima ruota del carro. Hanno un contratto di servizio, gli investimenti devono essere fatti dallo Stato e dalla Regione siciliana. A loro compete unicamente di far viaggiare treni, magari in buono stato. Se non aggiustano i ponti, loro non possono farci niente. Ma non è tutto, le Ferrovie sostengono che non si può chiedergli di spendere un sacco di soldi per fare saloire quattro gatti sui treni, non è cosa di buonsenso.

Un circolo vizioso: i treni non hanno passeggeri perché non offrono servizi competitivi, che sono tali in quanto non si investe un euro sul servizio. Starebbero per arrivare soldi sulla rete ferroviaria siciliana. Lo scetticismo è d’’obbligo. Allo stato la Sicilia è il fanalino di coda fra le regioni italiane, periferia geografica e politica, e i pendolari palermitani, trapanesi, gelesi, calatini sono stati abbandonati al loro destino: il bus o l’autovettura personale. Costi maggiori, rischi maggiori.