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tornare dopo 70 anni, per ricordare l'iauto dei canadesi all'italia!
 
TORNARE DOPO 70 ANNI, PER RICORDARE L'IAUTO DEI CANADESI ALL'ITALIA!
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FONTE NOTIZIA: Salvatore Calà
Eventi, ENNA

Dovevano essere stanchi i nostri soldati quando combattendo per un capo (che neanche conoscevano) sul campo morivano, lastricando di sangue la terra, in virtù della pace. Guardando due ragazzi, uno dalle sembianze d'un tedesco, l'altro d'un giapponese, qui, in terra siciliana, mentre commemorano i fratelli canadesi di cui hanno raccontato gesta e annoverato valori, eppure, il più grande valore si trova nei loro sorrisi oggi che si è in pace.

A settant'anni esatti da quel 10 Luglio 1943, quando i soldati della 1^ Divisione di Fanteria canadese e della 1^ Brigata Corazzata canadese sbarcarono vicino a Pachino prendendo parte a uno dei più grandi sbarchi nella storia militare, i Canadesi in questi giorni sono tornati in Sicilia per Operation Husky 2013, una serie di marce e commemorazioni per ricordare gli eventi che portarono alla liberazione dell'Italia. Steve Gregory, del Canada Company, ha dedicato gli ultimi sette anni alla realizzazione del progetto Operation Husky 2013 per onorare la memoria dei combattenti e dei caduti durante la Campagna di Sicilia, nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Con loro c'è un superstite Mister Atkinson che porta la sua testimonianza di bene e di male, di orrore e di sangue, di sterminio, di crudeltà, di malvagità di cui l'uomo è capace. E non sempre in virtù della pace. Ma per brama, per potere. Insomma per inutile gloria terrena. E per la gloria di pochi, i molti persero la vita. "Sentivo i compagni cadere sotto i colpi di cannoni e fucili, sentivo la pace che se ne andava, sentivo la vita che si perdeva, la nostra brutale vita". C'era un fuoco di speranza, che a volte si accendeva sotto lo sguardo di una bella siciliana.

"Mi colpirono le donne siciliane - dice mister Atkinson - erano così semplici e belle. Tra di noi se ne parlava, qualcuno si vantava che quelle di Pachino erano più belle, altri dicevano che invece quelle ennesi avevano profili misteriosi. E ci si vantava che qualcuna le aveva anche rivolto uno sguardo. Uno sguardo pensate, allora, uno sguardo era tutto. Apriva i sogni nelle notti affamate di tregua, di pace, di libertà". Mister Atkinson nel suo doppiopetto che sembra l'interno d'un frigorifero sbrinato, sorretto dalla figlia che lo ha accompagnato in Sicilia, viaggia col pulman dei turisti canadesi. E forse dalle scarpe si toglie di tanto in tanto anche qualche sassolino di troppo.

"Avete la libertà?. Avete la libertà? - chiede ai presenti durante le manifestazioni che si sono svolte tra il ragusano e l'ennese - Avete la libertà e quindi siamo stati degli eroi".

L'ispirazione iniziale delle manifestazioni in Sicilia è venuta a Steve Gregory, da una ricerca scolastica del figlio Erik nel 2004; in seguito, nel 2006, l'uomo si è voluto recare in visita all'unico cimitero della Seconda Guerra Mondiale dedicato esclusivamente ai caduti canadesi, il Cimitero di Guerra canadese di Agira, nel cuore della Sicilia, dove riposano i 562 canadesi caduti e identificati a seguito delle operazioni militare nell'isola.Ma in Sicilia, disseminati tra le campagne, magari con le ossa conficcate in qualche radice, ce ne sono di più, molti di più. In quel momento, dicevamo, Steve decide che doveva essere fatto di più' per onorare il sacrificio di quei giovani uomini.

Da qui ll'Operazione Husky 2013 cha ha avuto inizio dalle spiagge di Pachino il 10 luglio 2013 e si è conclusa nella piazza principale di Agira la sera del 30 luglio 2013: venti giorni di percorsi a tappe per seguire i sentieri battuti dalla 1^ Divisione di Fanteria durante l'estate del 1943. Ogni mattina alle 11 sono state tenute brevi commemorazioni, durante le quali è stato letto un tributo ai soldati caduti in quello stesso giorno di settant'anni prima; il suono di una cornamusa ha aperto e chiuso le cerimonie.

E' stata una riproposizione della trasmissione radiofonica della CBC del concerto di Seaforth Highlander del 30 luglio 1943.Il tutto nei comuni di Pachino dove avvenne lo sbarco il 10 luglio 1943, ad Agira nell'unico cimitero Canadese della Sicilia, e nei comuni di Piazza Armerina, Leonforte, Assoro, Catenanuova, in provincia di Enna, e Adrano in provincia di Catania. In ricordo dell'arrivo, il 24 luglio 1943, degli Alleati a Catenanuova, il sindaco Aldo Biondi, di Catenanuova, ha fatto collocare un'epigrafe bronzea sulla facciata del Municipio che recita: "Il 24 luglio 1943, il 22esimo Reggimento Reale riceve l'ordine di catturare i monti Santa Maria e Scalpello per poter dominare le alture che sovrastano la città di Catenanuova e permettere così alla 3^ Brigata di impadronirsene.

E' solo dopo un'avanzata lenta e difficoltoso, seguita da numerosi scontri, che il 22esimo Reggimento reale porta a termine i suoi obiettivi. Le truppe del Reggimento, sotto il comando del tenete colonnello Bernatches, sono in grado di sostenere l'attacco della 3^ Brigata. Il 30 luglio la città di Catenanuova cade infine nelle mani dei Canadesi. Le perdite del Reggimento furono pesanti: 16 morti e 62 feriti. Il valore dei soldati nel corso di questa battaglia valse al Reggimento l'onorificenza alla bandiera di Catenanuova". In breve questo riporta la storia di allora: il 10 luglio 1943 le truppe inglesi e americane sbarcano in Sicilia, tra Licata e Siracusa. La spettacolare operazione aeronavale – nome in codice "Husky" – è una svolta decisiva nella storia del secondo conflitto mondiale e segna l’inizio della fine per il regime fascista.

Di lì a poco, il Gran Consiglio voterà la sfiducia a Mussolini e il re ne ordinerà l’arresto. La campagna militare alleata andrà avanti per altri due anni, trasformando l’Italia in un campo di battaglia tra gli eserciti di mezzo mondo, fino alla Liberazione. Un periodo tra i più drammatici nella storia italiana del Novecento.

Questo è un pezzetto della nostra storia siciliana. Un pezzetto di come si conquistò la libertà. Mancano in questa storia, in queste manifestazioni, i racconti dei siciliani. Ma forse per distrazione. Qualcuno improvvisa qualche ricordo. Il signor Di Benedetto: "Ero piccolo, mi sembrava tutto uno spettacolo. A volte sentivo dei botti. E qualcuno che diceva: tranquilli non è caduta qui, noi siamo vivi".

Graziella Mignacca

 

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