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Giovedì 28 Marzo 2024 - Direttore Responsabile Salvatore Calà
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gela rievocato lo sbarco.i no muos dicono no.
 
GELA RIEVOCATO LO SBARCO.I NO MUOS DICONO NO.
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FONTE NOTIZIA: Salvatore Calà
Eventi, GELA (CL)

A LICATA MUSICA E APPLAUSI, CATTURATA INTATTA UN'AUTOBLINDO
 E’ qui la rievocazione dello sbarco?- Ci è proprio in mezzo,risponde la vigilessa. Attorno una cinquantina di ragazzi con le bandiere del “No muos” protestano contro gli odiati Yankee. Pacificamente con tanta rabbia e la speranza legata a un filo di libertà. Tanta quanta ancora ne riescono ad assicurare i brandelli della carta costituzionale. Attorno, polizia e carabinieri in tenuta antisommossa vigilano lo spazio attorno alla sede della Guardia Costiera. Già la Guardia. Saranno passati giusto 15 anni da quando chiesi notizia della stele che ricorda i caduti di quella infausta,tragica, dolorosa, sfortunata battaglia.

Al tempo mi guardarono come un marziano.- Quale stele mi chiesero e si chiesero. Dopo qualche ora la trovai da me. Osservai un minuto di silenzio. I ragazzi gridano più forte, percepiscono l’arrivo dei mezzi. Tra loro in noto pacifista, Turi Vaccaro, suona il flauto e canta ironicamente faccetta nera e si china a baciare i piedi di alcuni agenti. Non so se per scherno o coinvolgimento. Più tardi il grido accorato dei ragazzi mi fa capire che è stato arrestato o fermato. Il giorno dopo leggo che è stato accusato di oltraggio e danneggiamento. Intanto arrivano i mezzi, tutti rigorosamente americani, c’è pure un’autoblinda e tanto di ambulanze e le signorine che all’epoca cedevano per un pacchetto di sigarette o una tavoletta di cioccolata.
Da almeno vent'anni aspettavo questa doverosa commemorazione.

Era giusto farla, far rivivere le forze in campo, gli effetti, le virtù, gli eroismi e la viltà dei tanti. Guardo tra i mezzi, cerco i“Panzer Mark IV” tedeschi, i controcarro italiani, i carri “Renault” degli italiani preda di guerra francesi. Su un camion rigorosamente americano c'è un fascista in divisa sahariana, come dire il diavolo e l'acqua santa. Navarri chi era costui? Inutile chiederlo perchè qui,forse, non risponderà nessuno. Ricordare il suo sacrificio è d'obbligo per lo storico. Lo faccio:... Il 
tenente Navari ,continuò a far fuoco, nei pressi della Matrice a Gela dal suo fragile carro armato, destando l'ammirazione del vicino comando Americano, finché non si accasciò sulle lamiere contorte e fumanti del suo mezzo al quale aveva chiesto l'impossibile non senza prima avere fatto strage degli americani. Che dire poi del maggiore d'Artiglieria Artigiani che perdette la vita in uno slancio di fraterna collaborazione con la Fanteria e quello del caporale maggiore Pellegrini che si difese eroicamente nel fortino di Porta Marina, riuscendo da solo quasi a far fallire lo sbarco in quel tratto di mare, finché non venne pugnalato alle spalle da un militare di colore.“Stamattina mi sono alzato e o trovato l'invasor... mi ritrovo a cantare con gli altri accompagnati dal flauto di Saro.

Ma chi erano gli invasori? Bella domanda! Una ragazza grida:- dopo essere sbarcati si facevano scudo con i prigionieri italiani. Un signore attempato storce il muso, pensa che la ragazza non sa quel che dice. A volte l'ideologia commenta. E no caro signore purtroppo è stato vero, lo raccontavano gli anziani e lo conferma il rapporto Altini. 
«...Ore 9,20: il Col. Altini comunica che la 49a btr. si è arresa perché il nemico veniva avanti facendosi coprire dai nostri soldati presi prigionieri...» (Aussme, cartella 2124). La quarantanovesima batteria costiera italiana (che faceva parte del gruppo di sei unità di artiglieria antisbarco, a difesa del litorale gelese, colloca tra punta Due Rocche, ad ovest di Gela, e la foce del fiume Dirillo,nella zona di punta Zafaglione, a sud di Niscemi), si arrende,dunque, senza sparare un colpo e lo fa per una scelta ben precisa:evitare di colpire i propri commilitoni prigionieri costretti ad avanzare verso l' entroterra gelese davanti a drappelli di soldati americani e utilizzati come scudi umani. Il col. Altini trasmette la motivazione della resa al suo superiore, il generale Mariscalco, che ne prende atto, l' annota nella relazione la firma e la trasmette allo Stato Maggiore.

A Roma nessuno fa caso a quelle poche righe, né viene chiesta una più approfondita relazione. 
Lo sbarco si fa simulato, I mezzi anfibi entrano in acqua, i pacifisti li contestano, la polizia li protegge con una catena umana. La spiaggia è grande, le maglie sono larghe, i ragazzi si infilano qua e la. Non posso non pensare alle scarse difese della Sicilia del '43 mai scaglionate in profondità che permisero agli alleati di infilarsi nei varchi e dilagare nella pianura. Un ragazzo entra in acqua, si avvicina al mezzo americano... armato solo della sua rabbia. Un'altra fa l'atto di lanciare una palla di sabbia. Il sole cocente, la “rena” finissima, le dune, disegnano un paesaggio africano. Li accosto ai ragazzi della “Folgore” che usciti dalle trincee lanciavano sabbia nelle feritoie dei carri inglesi per accecare i piloti prima di infilarsi sotto i cingoli con una mina magnetica da attaccare sotto lo scafo. “Manco la fortuna non il valore” recita la lapide a El – Alamein. A volte manca una presa di coscienza, la ricezione di un messaggio. I ragazzi sono a petto nudo e decorati con applicazioni di body painting portano sulla pelle le scritte di protesta. “No Muos”, “No Guerra”, “I popoli fanno la storia”. Una vicenda lunga e controversa, quella della costruzione del radar satellitare statunitense in Sicilia. Sabato sei Luglio è stato reso ufficiale lo stop ai lavori proclamato dal docente Marcello D’Amore dell’Università della Sapienza di Roma.

“Può produrre effetti biologici sulle persone esposte; interferenze elettromagnetiche in apparecchiature elettroniche, strutture aeroportuali e aeromobili; effetti sulla biocenosi e sulla fauna del Sito d’Importanza Comunitaria. Lottiamo anche per te , tuo figlio e tuo nipote dice un ragazzo a un poliziotto. 
“Non conosciamo ancora i contenuti della sentenza del Tribunale amministrativo. È meglio aspettare per vedere cosa dicono esattamente i giudici. Quello che stiamo facendo a Niscemi è una cosa che abbiamo deciso con il governo italiano e anche con il governo siciliano. Spero che si possa trovare un modo per andare avanti”.

Chi parla è l’ambasciatore Usa in Italia, 
David Thorne,anch'egli a Gela. La parata scema, i mezzi si allontanano, Poco più in la i bagnanti tornano a stendersi al solleone. Penso alla Fallschirmjäger-Division” (1ª divisione paracadutisTa tedesca) che si oppose agli alleati in Sicilia. E soprattutto penso all'elmetto tedesco che ho con me appartenuto ad un ignoto paracadutista caduto sulla linea Gotica. Era doveroso portalo per ricordare anche i nostri alleati. Lo lascio i macchina, non è clima per lui. Pomeriggio i mezzi sono a Licata, la musica cambia... festa grande, bande, crocerossine, forze dell'ordine quasi in parata.

La gente applaude, saliamo sui mezzi per le foto ricordo. L'elmetto è d'obbligo, lo indosso e “catturo intatta un'autoblindo americana come testimonia lo scatto fotografico. Ora la rievocazione è completa, nel mio piccolo mi sento di avere reso omaggio ai nostri caduti. La nemesi storica ha avuto la sua rivincita.

Oggi come ieri i siciliani si sono divisi tra chi applaudiva e invece combatteva. Rivedo i ragazzi “No Mouse” e li accosto alle facce amareggiate di ragazzi appena ventenni che, catturati dagli americani dopo lo sbarco, si trascinavano laceri e feriti tra due ali di folla plaudente ai liberatori. Cerco di immaginare il loro stato d'animo...La parata finisce i mezzi ripartono. Spero solo che la prossima sia più completa e che sappia coniugare bene il concetto di orgoglio e unità nazionale. 

Enzo Caputo
 

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