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Sabato 27 Luglio 2024 - Direttore Responsabile Salvatore Calà
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a sfaranda, tutti stretti a rosa pruiti ed al suo granello di felicità
 
A SFARANDA, TUTTI STRETTI A ROSA PRUITI ED AL SUO GRANELLO DI FELICITÀ
a sfaranda, tutti stretti a rosa pruiti ed al suo granello di felicità
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FONTE NOTIZIA: Salvatore Calà / Le Foto sono di Enzo Gridà
Attualità, CASTELL'UMBERTO (ME)

Yoshimoto nel suo “Un viaggio chiamato vita”, scriveva nel dettaglio del significato di felicità. Quale frase più azzeccata, è stata usata dalla collega Grazia Mignacca, per parlare di questa triste vicenda: di una mamma, di una moglie, di una figlia, di una sorella, di una persona che con tanto coraggio ha affrontato, ha scritto e superato una pagina triste della propria vita, ma che alla fine nell'ultimo capitolo ha trovato anche lo spazio per parlare del suo pezzetto, del suo granello di felicità. 

Personalmente, ero presente subito dopo l'incidente di Rosa, non sapevo, quando sono stato chiamato, di chi era e chi c'era in quella macchina, ma quando ho visto, ho constatato che erano persone amiche, cresciute nel mio stesso vicino quartiere, mi sono sentito mancare, per la prima volta dopo quasi 25 anni che svolgo questo mestiere, non c'è l'ho fatta proprio ad accendere la telecamera, a prendere appunti sul mio taccuino, sono rimasto appoggiato alla macchina, quasi pietrificato nel vedere Vincenzo, con i figli in braccio, e con gli operatori del soccorso che correvano di quà e di là, per portare il più presto possibile la sfortunata Rosa, in ospedale.

Sono passati oltre due anni, dal quel brutto, tragico pomeriggio del 13 marzo, e dopo tante angosce e sofferenze alla fine il miracolo c’è stato;  Un miracolo che si è manifestato grazie all'ostinazione della giovane mamma, di volercela fare ad ogni costo ed alle cure mediche, che permettono adesso a Rosa di respirare finalmente autonomamente.

Si è fatto festa nella popolosa contrada Sfaranda, martoriata si dal dissesto idregeologico, ma dove ancora esiste il senso di appartenenza, di affetto e di solidarietà verso chi soffre; l’augurio personale a Rosa ed ai suoi familiari e quello che d’ora in poi, dopo tante tristi  capitoli di vita, finalmente si possa solo scrivere che il peggio è passato; in un vecchio detto, si racconta, infatti, che dopo la salita triste…e angosciosa,  arriva sempre la discesa felice... e spensierata.

Salvatore Calà



“La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive”. Yoshimoto nel suo “Un viaggio chiamato vita”, scriveva nel dettaglio del significato di felicità.

La stessa aria di sabato a Sfaranda, frazione di Castell’umberto, comunità con meno di due mila persone strettasi attorno a Rosa Pruiti, e al suo granello di felicità. Non mancava nessuno. Grandi e piccini come solo per la festa della santa Patrona, l’Annunziata, succede. Ed è aria di festa solenne, alla vita, al coraggio, alle dure battaglie vinte. Rosa ha voluto condividerla con le persone della sua Sfaranda, tutti a lei vicine nel periodo più difficile della sua vita: una lunga degenza tra casa ed ospedale a cui è stata costretta.

L’epilogo di un bruttissimo incidente di un maledetto 13 marzo 2011, in autostrada. D’un tratto, allora, la strada sparì davanti agli occhi e comparve un burrone, un canalone di cemento che spezzò la serenità di una famiglia, sul ponte nei pressi di Brolo. Rosa viaggiava, insieme al marito Vincenzo ed ai figli Kelly e Giulio.

Tutti rimasero miracolosamente illesi. Lei sfortunatamente cadde dentro quel canalone che le frantumò la schiena, la vita. Il suo corpo subì dei danni gravissimi agli arti. Per lungo tempo è rimasta in coma, poi attaccata al respiratore meccanico. C’è un retroscena nella vita di Rosa, segnata da eventi non sempre lieti. E’ una donna cresciuta con una spina nel cuore: la perdita del papà Calogero quando era bambina, poi, della sorella maggiore Giacomina. Altri episodi, strane coincidenze. Tre anni prima era rimasta coinvolta in un incidente nei pressi di Sant’Agata. Allora fu la sorella Graziella, colpita da un sasso scaraventato giù dalla collina dilaniata da un incendio, a subire il danno maggiore: mesi di ospedale, poi rimessa in piedi dai medici, dalla sua volontà di ferro.

Una famiglia che però ha sempre trovato le cose dolci tra le amare, sotto una guida forte, la mamma Maria Giuseppa. Sabato, Rosa, ha voluto ringraziare il suo ritorno ad una quasi normalità. Dopo una delicatissima degenza nell’ospedale di Cefalù è tornata a respirare autonomamente. Un vero miracolo! Lo hanno definito i medici avutala in cura in questi due anni e mezzo. Un miracolo scaturito da ostinazione e cure mediche. “Mi ha aiutato tanto la fede – dice, stringendosi al petto una medaglia contenente un pezzetto di stoffa del vestito di Madre Teresa di Calcutta -. Ho iniziato a trovare la forza per reagire quando ho avuto questo pezzetto di stoffa dal parroco Antonio Sambataro”.

Rosa ha ricambiato il regalo facendo dono alla parrocchia di una statua di madre Teresa di Calcutta. Realizzata nei laboratori fiorentini di Ortisei, la statua, che è in legno, regge in braccio un bambino, simbolicamente, uno di quei tanti bambini a cui salvò la vita.



Si spera porti fortuna a Federica Calà Scaglitta, la bimba di Rocca di Caprileone affetta da una particolare malattia e per cui si è pregato sabato. Durante la celebrazione a cui ha presenziato anche don Nino Mastrolembo della parrocchia di Castell’umberto, Samantha Manera, l’infermiera di Federica, ha lanciato un accorato appello. “Federica è una bambina straordinaria, intelligente, coraggiosa, con una grande forza d’animo. Una bimba che reagisce alle cure staminali acconsentite di recente. Per lei chiediamo a questa comunità la preghiera perché siamo sicuri che unite alle cure giuste possano aiutarla a vincere la malattia”.

La chiesa di Sfaranda, la struttura adattata in quello che prima era un centro sociale dopo il crollo della chiesa Madre, straripava di gente, familiari, amici parenti, di fede. Anche i bambini in prima fila ripetono il Rosario senza saltare neppure una parola. E questo dà la misura di come in questa Comunità la fede è un valore aggiunto. Un valore, come il senso dell’appartenenza, come la gratitudine, l’affetto, la solidarietà.

Nello spiazzale dove nei container sono allocate le scuole (dopo il crollo per frana delle scuole elementari) sono i bambini a far festa a Rosa. Si vede che gli adulti hanno ben educato i propri figli: ci sono anche quelli di 3 anni che ballano istruiti dai più grandi per dimostrare a Rosa tutto l’affetto della sua gente.

Le regalano rose rosa, la baciano. Alcuni, intanto, si lanciano nelle danze, altri collaborano a mettere in tavola le pietanze con cui Rosa ha voluto allestire un banchetto alla vita tra gente di grande spessore umano. Gente che se anche il sorriso non ce l’hai facile, te lo instilla con le azioni. Azioni ordinarie che hanno però il sapore dello straordinario: piccole ordinarie felicità.

Graziella Mignacca

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