Crollo in città anche peril settore delle
costruzioni. Oltre un migliaio di microimprese costrette a mollare. Cala
pure il numero di dipendenti. Il presidente di Confartigianato, Nunzio
Reina: il lavoro nero distrugge le attività che sono in regola
Sono almeno quattro i settori
imprenditoriali in affanno per via della crisi economica: agricoltura,
manufatturiero, costruzioni e assicurazioni. Tra il 2011 e il 2012, gli
indici di crescita e il numero degli addetti di questi settori sono
crollati vertiginosamente. Ma c'è di più nei dati Infocamere. Tra le
imprese registrate nel sistema camerale palermitano (99.632), aumentano
del sette per cento quelle in scioglimento o in liquidazione, fino a un
totale di 5.231. La crescita di quelle attive (79.103) rimane poco sotto
l'uno per cento. Stabili quelle inattive (12.095).
Ma un'altro dato
fa sentire tutto il peso di questa crisi: nell'arco di tre anni le
imprese che sopravvivono sono sempre meno. Il settore più colpito dal
fenomeno mortalità è quello delle assicurazioni e del credito. Le
aziende iscritte nel 2009 (1.662 attive), dopo appena un anno hanno
subito una riduzione di circa il 17 per cento; a due anni ne chiudono il
27 per cento e al terzo anno la percentuale di mortalità tocca 37 per
cento. Non va bene nemmeno ai servizi per le imprese. Le aziende
iscritte nel 2009 (7.206 attive) sono diminuite del 7,6 per cento nel
2010, del 17 per cento nel 2011 e del 30 per cento nel 2012. Escalation
negativa anche per le costruzioni (8.820 imprese attive): -6,8% nel
2010, -15,2% nel 2011, -22,1% nel 2010. E nel commercio (31.076 imprese
attive): -10,2% dopo il primo anno di vita, -18,6 dopo due anni e -25,8%
dopo tre anni. Capitolo a parte per gli addetti dei vari strati
imprenditoriali.
Nelle attività manufatturiere, energia e minerarie, su
un totale di 5.166 imprese, gli addetti sono scesi 21.579, cioé il 26,9
per cento in meno dal raffronto tra il quarto trimestre del 2011 con
quello del 2012; -4,3% l'agricoltura; -8,2% le costruzioni; +1,9% il
commercio e +10,6 il turismo, che in tutte le proiezioni è l'unico
settore in crescita. La situazione è critica, e più l'economia ristagna
più il potere d'acquisto delle famigli si assottiglia, le aziende
chiudono e la desertificazione commerciale in importanti assi viari del
centro città aumenta. Le microimprese e le imprese dell'artigianato,
poi, stanno scomparendo. Tra il 2011 e il 2012, le aziende artigianali
iscritte sono state 1.920. Ma nello stesso periodo hanno chiesto la
cancellazione dal registro 3.028 imprese. Va da se che il saldo negativo
è andato oltre mille aziende. Sorte analoga all'edilizia: 751
iscrizioni (2011/2012) e 1.273 cancellazioni, per un saldo negativo di
522 imprese. Anche gli autoriparatori si leccano le ferite: 34
iscrizioni e 181 cancellazioni, per un totale di - 147 imprese.
«E
andrà sempre peggio - avverte Nunzio Reina, presidente provinciale di
Confartigianato -. il trend è inarrestabile. Tra un anno troveremo
sempre più cancellazioni, perché le imprese artigiane, in special modo,
non possono reggere l'onda d'urto della crisi economica aumentata delle
tasse, difficoltà di accesso al credito, eccessivo indebitamento per far
fronte all'erario. Se l'economia resta ingessata le imprese chiudono».
E
c'è anche un'altro nemico da combattere: il lavoro nero. «Quest'altra
piaga, evidente nel nostro settore - spiega Reina - finisce per
distruggere le aziende in regola. Servono controlli più stringenti e
sanzioni più pesanti. Il mio appello è rivolto al Comune: per chi lavora
in nero o ha personale non messo in regola si preveda il sequestro
delle attrezzature o la chiusura coatta. L'abusivismo va combattuto con
armi più efficaci. Ma il ragionamento vale anche per i cittadini,
chiamati a chiedere lo scontrino o la fattura a fronte dei lavori
richiesti - conclude il presidente di Confartigianato -. Le associazioni
di categoria ce la stanno mettendo tutta per conquistare la fiducia dei
clienti, e sono pronte a dare consigli nella scelta degli artigiani,
purché in regola e con listini controllati».