«Un governo di servizio al Paese. Definirei così l'idea con cui mi ripresenterò alle Camere se scioglierò la riserva». Con queste parole Enrico Letta ha comunicato di aver accettato con riserva l'incarico di formare il nuovo governo da uovoNapolitano.
Il vicepresidente dimissionario del Pd è salito al Colle alle 12,30, chiamato dal capo dello Stato a formare «un governo che non nascerà a tutti i costi, ma solo se ci saranno le condizioni». Per fare questo le parole d'ordine, ripetute più volte da Letta durante il suo primo discorso da premier incaricato, sono «umiltà», ma soprattutto «senso di responsabilità» («perchè questa situazione inedita e fragile non può continuare»). Si tratta di un peso così grande che «se posso permettermi, la sento più forte e pesante della mia capacità di reggerla».
Ma andare avanti si deve, perché il Paese «ha bisogno di risposte», spiega, soprattutto «quella parte del Paese che non ce la fa più». Il pensiero va in particolare ai giovani e a tutti coloro che da tempo si trovano alle prese con «un'emergenza», ormai diventata «insopportabile». Ma «l'obiettivo è anche quello di moralizzare la vita pubblica del Paese che ha bisogno di nuova linfa».
«Confido nel successo» del nuovo governo, ha detto Napolitano che ha espresso la sua «soddisfazione. «La scelta che dovevo fare l'ho compiuta tenendo conto delle consultazioni di martedì, in modo particolare delle forze già predisposte a collaborare. Non sono state poste pregiudiziali sul nome” ha continuato. In questa fase poi è «essenziale che si riaffermi un clima di massimo rispetto reciproco tra le forze politiche, soprattutto tra quelle impegnate a collaborare per la formazione del nuovo governo».