Addio cara Provincia. Da Palermo arrivano segnali chiari e
inequivocabili. Dopo gli annunci a mezzo
tv fatti dal presidente della regione Rosario Crocetta, da due giorni il
governo regionale ha messo mano alla macchina amministrativa della nostra isola
prospettando un cambiamento epocale. Via le province. Così come specificato
dall’articolo 15 dello statuto della Regione siciliana approvato nel
lontanissimo 1946, e che già allora fondava l’organizzazione della nostra isola
sulla trilogia comuni, consorzi di comuni e Regione non riconoscendo le
circoscrizioni provinciali.
Finora le nove
province siciliane sono state tenute in piedi grazie all’escamotage
della definizione di “provincia regionale” così come stabilito da una legge
votata dell’Ars, la n. 9 del 1986, che le paragonava ai consorzi di comuni di
fatto lasciando integre le vecchie circoscrizioni provinciali risalenti
addirittura agli anni ‘20. Ma quali sono i punti fondamentali di questo disegno
di legge? Le nove province saranno sostituite dai consorzi, e di questi
consorzi potranno nascerne di nuovi se richiesto da raggruppamenti di comuni
contigui che raggiungono in totale la soglia dei 150 mila abitanti. Per le tre
principali città della Sicilia - Palermo, Catania e Messina - si darà il via
allo status di aree metropolitane e queste ultime da sole costituiranno entità
non accorpabili ai consorzi.
Novità già annunciate, i consigli ristretti con
cariche elette indirettamente da sindaci e consigli comunali, la cancellazione
delle indennità per i rappresentanti eletti (saranno permessi solo i rimborsi
spese), il trasferimento degli attuali dipendenti provinciali ai comuni e alla
regione e la redistribuzione delle competenze tra consorzi, comuni, genio
civile e regione. Si è parlato anche di un poderoso risparmio che deriverebbe
da questa riforma ma prima che la legge venga approvata da palazzo dei Normanni
potranno ancora cambiare molte cose. La notizia, che circolava ormai da qualche
settimana, è arrivata come una doccia gelata sulle amministrazioni provinciali
in carica e in generale su tutte le segreterie politiche che da settimane
scaldavano i motori per la prossima tornata di amministrative.
A Palazzo dei
Leoni, sede della Provincia regionale di Messina, si respira aria d’incertezza.
A maggio i cittadini di Messina e provincia avrebbero dovuto eleggere il nuovo
presidente e il nuovo consiglio provinciale; in tanti già si erano fatti avanti
in vista di questa scadenza elettorale ma di questo passo il sogno di una
poltrona a Palazzo dei Leoni sta diventando sempre di più un’illusione.
Nanni
Ricevuto, che puntava alla riconferma alla presidenza della Provincia, con
ironia avrebbe dichiarato di sentirsi come «l’ultimo dei Mohicani», poiché con
molta probabilità sarà l’ultimo presidente della Provincia. Anche il
consigliere provinciale Cerreti, per il quale nelle scorse settimane si parlava
di una pole position come candidato alla presidenza della provincia appoggiato
proprio dal movimento di Crocetta, interviene sulla questione auspicando
piuttosto un riordino delle competenze per le province e ponendo il problema
del personale dell’ente che allo stato attuale costituisce il 70% dei costi in
bilancio. In ogni caso il futuro di Palazzo dei leoni è davvero in bilico e con
buona probabilità già nelle prossime settimane potremmo parlare delle province
come di un ricordo.
Salvatore Pantano