Domenica 16 Febbraio 2025 - Direttore Responsabile
Salvatore Calà
il passato che non passa, nel libro nero di nina giardinieri
IL PASSATO CHE NON PASSA, NEL LIBRO NERO DI NINA GIARDINIERI
FONTE NOTIZIA: Salvatore Calà
Cultura, GALATI MAMERTINO (ME)
"... Non c'era il sole, non c'era la luna, non c'era niente..."... Figghia gridava la madre, figghia scuscinziata... ti scannu gridava il padre..." ...Così la ragazza cominciò a lavorare nei campi, ad andare alla raccolta delle olive... già si vedeva seduto sul sedile di pietra, lui parlare lei sentire..." stu poviru parrinu era tanto disperato che cominciò a girare per le campagne..." Brevi “pennellate” d'inchiostro tratti dalla pubblicazione di Nina Giardineri “Il libro nero” che si è classificato al terzo posto del concorso letterario “F. Ivaldi” indetto dal Comune di Gadesco Pieve Delmona in provincia di Cremona.
Un'Analisi puntuale, completa, ricerca sociale, culto del dialetto, testimonianza storica, bene immateriae che la scrittrice ha suggellato per sempre su carta . "Il racconto- (che dovrebbe essere consigliato nelle scuole siciliane) -scrive la giuria-è ricco e complesso sia dal punto di vista tematico che nelle scelte linguistiche, apprezzabile il tono epico e lo scavo della cultura popolare siciliana. riprende la tradizione realistica italiana arricchendola con spunti originali e creativi. I personaggi delineati a tuttotondo, intrecciano i loro percorsi mossi da intensa passionalità"la sicilianità contadina del tempo; quella dimensione che "è come - coglie una lettrice- un quadro bello, la cui cornice lo è ancor di piu'"....
"Vogghiu sapiri unni purtastu a Jtina!- disse tutto d'un fiato lui.-" " E a tia chi t'interessa? Si ripigliò subito lei- "Dicitimmillu allura vi scannu..." Arte che parla, specchio di vita, riflessi del cuore, Parole senza tempo. Giardineri parla di ieri ma oggi cosa è cambiato? forse nulla se non ruoli, "vestimenti", scenari. Senzazioni ed emozioni sono attuali, cercano il nostro essere interiorene ne illuminano i tratti più bui,fanno rivivere i nostri padri, popolano le"città fantasma" cercano il mondo che c'è in noi, delineano l'isola che non c'è".
Jtina è la, poco prima della ripida salita che porta alle rovine del castello di Galati, con "le pitture eroiche dell'animo" esposte su uno scalino in pietra; la, proprio dove le "ciappe" firmano il selciato. Di lei si parla nella "Parte undicesima"del libro che l'autrice "scrive senza scrivere" e che noi fedelmente riportiamo.