Parla uno dei giornalisti dell'ufficio
stampa della Regione Sicilia, tutti dotati di 'super qualifica', e
finiti al centro delle polemiche *
di Mariangela Latella
La tensione è alle stelle negli uffici della Regione Sicilia.
I 21 giornalisti dell’ufficio stampa, finiti nell’occhio del ciclone
dopo il polverone mediatico scoppiato nei giorni scorsi legato
all’eccessivo costo della redazione (lo ricordiamo, sono tutti e 21 con
la qualifica di Redattore capo), sono sotto pressione. Da un paio di giorni non vivono più. Ricevono minacce, continui attacchi verbali. Ed hanno paura.
Fabio
De Pasquale, 43 anni, due figli di 11 e 13 anni, è uno di quei
giornalisti al centro della bufera. E’ membro del cdr e non nasconde la
sua preoccupazione quando ci parla a nome di tutti i colleghi.
«La
situazione sta degenerando – ci spiega - . Da quando il presidente
Crocetta ci ha dato, letteralmente, in pasto ai media siamo sotto posti a
degli attacchi durissimi. Sui blog i toni sono diventati violenti:
Scrivono frasi come Andiamo a stanarli a casa oppure Mandiamoli via a
calci nel sedere. Ma stiamo scherzando? Qui siamo tutti padri e madri di
famiglia, giornalisti navigati. Il più giovane di noi ha sette anni di
esperienza. Tutto questo accade perché il linguaggio usato dal
presidente Crocetta non è stato dei più felici».
Ci spieghi...
«Premetto
che noi abbiamo saputo tutto dalle agenzie di stampa e dai giornali e
che a noi il presidente ancora non ci ha ricevuti nonostante gli abbiamo
già chiesto, per ben due volte, un incontro. Il presidente ha detto che
con quello che spende per mantenere quest’ufficio stampa potrebbe
assumere 200 precari. Come vuole che reagiscano, le faccio un esempio, i
dipendenti della Gesit, una partecipata della regione, che sono qui
fuori da alcuni giorni in presidio permanente perché non ricevono lo
stipendio da agosto? Sono imbufaliti. Ci guardano di traverso?».
Pensa che sia normale avere in una redazione 21 giornalisti, tutti caporedattori e assunti senza concorso?
“È
normale per il semplice fatto che è una legge regionale, la 79/76, che
lo prevede e che ci sono due sentenze, della corte dei conti e della
cassazione, che lo ribadiscono. Le nostre assunzioni sono legittime.
Sono state fatte per stabilizzare tutta una serie di precari che
lavoravano presso gli assessorati. La Rai può stabilizzare e la regione
Sicilia no? Ma lei lo sa che in Sicilia, su 18mila dipendenti tra
dirigenti e comparto, solo 5mila sono stati assunti tramite concorso».
Ma che siate tutti caporedattori, non le sembra esagerato?
«Senta
la differenza tra lo stipendio di un caporedattore con quello di un
redattore esperto è di 220 euro lordi. Di che cosa stiamo parlando? Noi
siamo tutti giornalisti di lungo corso. Io sono stato assunto come
precario nel 2001 e poi stabilizzato nel 2006. Prima facevo il
caporedattore di un settimanale siciliano. Ho anche vinto un premio
giornalistico nazionale per gli articoli sul malaffare messinese, il
cosiddetto verminaio. E i miei colleghi hanno tutti dei background
analoghi. Il più giovane di noi ha sette anni di esperienza».
Cosa vi aspettate?
«Nonostante
questo attacco mediatico a sorpresa, abbiamo deciso di mantenere un
profilo basso perché rispettiamo l’istituzione regione e il nostro
presidente. Siamo convinti che una soluzione si possa trovare ma bisogna
sedersi a un tavolo e soprattutto guardarsi in faccia. Non ci
aspettavamo una sortita del genere da parte di Crocetta che è un
presidente di sinistra e per giunta con un trascorso in Petrolchimica».
Temete di dover cercare un nuovo lavoro?
«Se
così fosse faremo molta fatica a trovarlo, non solo per via della crisi
ma anche perché ormai siamo stati additati come quelli che rubano lo
stipendio senza fare niente e le posso assicurare che non è così. Le
dico alcuni numeri. Ogni anno mandiamo via mediamente 5mila comunicati;
prepariamo 56 edizioni del tg della regione; supportiamo oltre 300 tra
televisioni e radio locali con l’invio di materiale audio e video che,
soprattutto le piccole emittenti, non riuscirebbero ad avere altrimenti
perché non possono permettersi di inviare delle troupe. Vorrei proprio
capire come riuscirebbe Crocetta a portare avanti questo lavoro con 4
persone».
Foto: L'interno di una redazione (Credits: ANSA/ MAURIZIO BRAMBATTI)