Ricorrendo nei giorni 6 e 9 Agosto 2020 il 75° Anniversario del lancio della prima bomba atomica rispettivamente selle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, il Presidente della Sezione provinciale di Messina della Sanità Militare Italiana (ANSMI), Gr.Uff. Dr. Angelo Petrungaro, ha voluto ricordare i fatti.
Come ogni anno la notizia è stata data dagli organi di stampa confusa in mezzo alle altre come se fosse cosa da nulla. Mi chiedo perché per altri avvenimenti, di cui ricorrono ogni anno gli anniversari, si cominci a parlare molto tempo prima e di un fatto così grave, come fu il lancio della prima bomba atomica della Storia da parte del bombardiere B-29 Enola Gay decollato dal nord delle isole Marianne sulla città portuale giapponese di Hiroshima, si parli così poco. La bomba era un ordigno, chiamato “Litte boy”, di 18 chilotoni ossia 18 mila tonnellate di tritolo che causarono la morte di circa 80.000 persone in gran parte civili.
A tre giorni di distanza, il 09 Agosto 1945, un ordigno ancora più potente, 25 chilotoni, chiamato “ Fat Man “, colpì la città di Nagasaki in un punto più lontano dal centro, ma, nonostante questo, le vittime immediate furono all’incirca lo stesso numero. La città contava una comunità cattolica, infatti fu colpita la Cattedrale e tra le ceneri fu trovato un rosario, come racconta il dottor Paolo Zakashi Nagal (1908-1951) radiologo e Preside della Facoltà di Medicina dell’Università di Nagasaki, quel rosario fu trovato tra le ceneri che egli radiologo riconobbe essere quelle della moglie. Questo attacco americano è avvenuto quando la 2ª Guerra Mondiale sul fronte europeo era finita da tre mesi. Certo, sine ira et studio, non va dimenticato Pearl Harbor, ossia l’attacco giapponese alla flotta americana in quella località delle isole Hawaii, ma esso risale al 7 Dicembre 1941 in piena guerra e pesa come un macigno sulla responsabilità del Presidente Roosevelt.
Gli Americani non erano nuovi ad attacchi alle città giapponesi, soprattutto Tokio aveva subito bombardamenti convenzionali e incendiari come quello avvenuto tra il 9 e il 10 Marzo 1945 che causò in una sola notte oltre 100.000 morti. La seconda Guerra Mondiale è stata per le Forze Anglo-Americane un susseguirsi di atti sconsiderati come il bombardamento della città Tedesca di Dresda e il bombardamento del Monastero di Montecassino in Italia, per non citarne altri. Ma il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, per indurre il Giappone alla resa visto che il conflitto in Europa era già terminato, supera ogni limite. Esso materialmente è stato eseguito dal 509° Composite Group della Twentieth Air Force con un Boeing B-29 Superfortress Enola Gay (Hiroshima) e Bockscar (Nagasaki).
Oggigiorno si ricordano le vittime di mafia, quelle di tanti e tanti fatti delittuosi avvenuti in Italia e all’estero, ma non si ricordano le vittime innocenti della bomba atomica che furono tante nell’immediato e molte nel susseguirsi del tempo.
Ancora oggi in campo medico si riscontrano effetti di quelle radiazioni. Allora, al fine di conoscere i danni provocati dalle bombe, fu lo stesso Presidente USA, Henry Truman, a ordinare la prima commissione di studio l’Atomic Bomb Casualty Commission (ABCC) che iniziò i lavori nel 1947 sotto la guida scientifica della National Academy of Sciences e che nel 1975 si è trasformata in Radiation Effects Research Foundation (RERF).
Gli effetti delle radiazioni sul corpo umano e sull’ambiente si studiano ancora oggi soprattutto nel campo dell’ematologia, dell’epidemiologia, dell’immunologia cellulare fino ad arrivare alla biologia molecolare. A seguito dell’esposizione alle radiazioni c’è un’incidenza dei tumori più diffusi come il cancro della mammella, della tiroide e dei polmoni e tutto questo è dimostrato da attenti studi condotti sui pochi sopravvissuti a quella vera e propria strage.
La risposta all’interrogativo iniziale è che i mezzi di comunicazione si comportano “Temporibus callidissime inserviens”.
Dr. Angelo Petrungaro