Il detto che il primo presidio sanitario è la “tavola”, cioè quello che mangiamo, è diventato ormai di dominio pubblico. Il consumatore è sempre più cosciente che mangiare bene aiuta a stare meglio. E per questo si informa e sceglie i prodotti stando particolarmente attento alle proprietà nutritive e alla loro qualità. Come nel caso dell’olio extravergine d’oliva, che non solo è l’alimento cardine della dieta mediterranea, ma è giudicato unanimemente un prodotto dalle molteplici proprietà organolettiche e sanitarie. Tanto che negli Stati Uniti la Food and drug administration (FDA) statunitense ha autorizzato sulle etichette dell’olio extra vergine d’oliva una dicitura che ancora non è presente in nessun altro stato, che invita i consumatori a mangiarne “due cucchiai al giorno” per ridurre il rischio di danni coronarici e alle arterie, dovuti spesso a un eccesso di grassi saturi. Dicitura che, paradossalmente, non viene autorizzata in nessun’altra parte del mondo, neanche in Europa e Italia, dove addirittura le norme vigenti vietano esplicitamente di riportare sulle etichette dei prodotti alimentari diciture che fanno riferimento a proprietà terapeutiche.
Un ruolo importante nella difesa della qualità, oltre che del prezzo, dell’olio extravergine d’oliva, è esercitato dalle O.P., le Organizzazioni di Produttori, a cui è dedicato il convegno organizzato dall’APOM (Società cooperativa Agricola Produttori Olivicoli Messinesi), che si terrà oggi alle 10.00 all’Hotel Gattopardo di Brolo.
Dopo i saluti del sindaco di Brolo, Rosaria, Ricciardello, e del dott. Francesco Aloi, amministratore delegato dell’Apom, seguiranno gli interventi del dott. David Granieri, presidente nazionale UNAPROL; del prof. Giacomo Dugo, componente della CNSA (Comitato nazionale sulla sicurezza alimentare) e presidente del Co.Ri.Bi.A (Consorzio di ricerca sul rischio alimentare); il dott. Luca Ferlito, Commissario straordinario del Parco dei Nebrodi; l’on. Francesco Scoma (Forza Italia) della Camera dei Deputati; l’on. Luigi Genovese, deputato dell’Assemblea regionale siciliana; l’on. Carmelo Lo Monte (Lega) della Camera dei Deputati; l’on. Bernadette Grasso, assessore regionale delle Autonomie locali e della Funzione pubblica. Concluderà la sessione l’on. Edy Bandiera, assessore regionale all’Agricoltura, allo Sviluppo rurale e alla Pesca mediterranea. Coordinerà i lavori Marina Bottari, giornalista della RTP.
Per fare il punto sullo stato dell’olivicoltura siciliana e delle Organizzazioni di Produttori, abbiamo rivolto alcune domande al presidente dell’Unaprol, Davide Granieri.
- Quale iniziative ha posto in essere l’Unaprol a tutela del prezzo dell’olio?
Francesco Aloi, amministratore delegato dell’Apom,
“Unaprol è da sempre impegnata per cercare di garantire la stabilità del prezzo perché la filiera è danneggiata dalle oscillazioni del mercato che disorientano il consumatore e vanificano gli sforzi prodotti nelle campagne di sensibilizzazione verso la qualità. Proprio questo è uno degli obiettivi che perseguiamo: spingere verso un consumo consapevole cercando di far capire le reali differenze tra un prodotto di qualità e uno scadente. L’olio italiano, a differenza di quello degli altri Paesi, è sottoposto a controlli rigorosi sulla produzione che ne certificano tracciabilità, qualità e distintività. Eppure nel confronto con i dati degli altri Paesi emerge un differenziale di prezzo troppo basso. Sarebbe fondamentale equiparare le condizioni di controllo, a partire dall’estensione a livello europeo del sistema SIAN, il portale statale per la verifica delle movimentazioni delle masse. Per regolare meglio la competizione internazionale è necessario puntare su uno strumento: il panel test, su cui l’Italia ha investito per prima, intuendone importanza e potenzialità”.
- Quali prospettive ha l’olivicoltura siciliana nel mercato attuale?
“Prospettive molto importanti, parliamo di una regione che produce circa il 10% dell’olio italiano, una percentuale inferiore solo a quella di Puglia e Calabria. Si tratta di un prodotto venduto in tutto il mondo che si caratterizza per qualità e salubrità. A livello regionale la provincia che produce più olive è Trapani, mentre quella con più ettari olivicoli è Messina. Negli ultimi anni la Sicilia ha fatto registrare anche un grande passo in avanti per quanto riguarda l’olivicoltura biologica, in costante espansione. La produzione di olio è un patrimonio che affonda le proprie radici nella cultura e nelle tradizioni di questa regione, una ricchezza da valorizzare e da difendere dall’invasione dell’olio straniero”.
- Quali sono le prospettive del DOP Sicilia, e in particolare la DOP Valdemone, già sul mercato?
Olio Italiano
“L’Italia possiede un patrimonio di biodiversità unico. Anche altri Paesi hanno degli EVO di buona qualità, ma le loro caratteristiche non saranno mai le stesse di un olio italiano che infatti, purtroppo, è il più emulato nel mondo. Unaprol, ormai da anni, sottolinea un aspetto fondamentale: è necessario puntare sulla distintività di un prodotto che valorizzi le qualità organolettiche delle varie cultivar territoriali. Anche sotto il profilo delle DOP l’Italia detiene la leadership europea per numero di riconoscimenti e 6 di queste arrivano dalla Sicilia, compresa la DOP Valdemone, nel Messinese. L’obiettivo è quello di segmentare il mercato con l’auspicio di spingere sempre più in alto il comparto delle denominazioni d’origine e di orientare le scelte dei consumatori verso oli extra vergine che coniughino, insieme ai territori, l’alta qualità certificata delle loro produzioni olearie”.
- Che giudizio dà dell’abbattimento dei dazi per le 40mila tonnellate di olio tunisino avvenuto nel 2016?
“Assolutamente negativo, l’agricoltura a livello europeo troppo spesso è stata utilizzata come merce di scambio. L’abbattimento dei dazi ha messo seriamente a rischio la sopravvivenza di migliaia di aziende olivicole italiane. Ci siamo trovati di fronte a un’autentica invasione che ha provocato conseguenze pesantissime sul piano economico e occupazionale. Non solo. Tutto ciò ha aumentato in maniera considerevole anche il pericolo frodi perché i prodotti importati vengono spesso mescolati con quelli Made in Italy. Tra l’altro, questa decisione si è andata ad aggiungere alla quota annua di 56.700 tonnellate a dazio zero già concordata tra Bruxelles e Tunisi”.
- In riferimento al decreto ministeriale n. 617 del 2018, relativamente al riconoscimento delle O.P., che valutazione dà l’Unaprol su di esso e quante O.P. hanno manutenuto il riconoscimento in Sicilia?
“Sicuramente è stato compiuto un passo in avanti rispetto ai precedenti decreti che riguardavano questo argomento, anche se non si tratta della tappa finale e definitiva nel processo avviato per consolidare le O.P. sotto il profilo del miglioramento della commercializzazione, dell’ottimizzazione dei costi di produzione e della stabilizzazione dei prezzi alla produzione. Per quanto riguarda il riconoscimento delle O.P. in Sicilia, attualmente sono in corso tutte le verifiche e siamo in attesa dei dati definitivi visto che il decreto ministeriale è uscito in ritardo, il 13 febbraio scorso”.