Due anni di contrasti e dissapori, liti anche violente. ALì Machkour, 36 anni il marocchino ucciso ieri a colpi di spranga a Barcellona, da tempo contrastava la relazione fra il suo omicida, l’albanese Arben Doga, 53 anni e la figlia ventenne della sua convivente polacca. Una storia turbolenta, già interrotta, ma che l’albanese stava tentando di riallacciare.
Alì Machkour però non vedeva di buon occhio quell’uomo che viveva raccogliendo ferro vecchio per strada con il suo furgone e che aveva 33 anni in più della ragazza. Per questa ragione i due avevano litigato parecchie volte. Così per Doga è stato naturale pensare al marocchino quando nella notte fra sabato e domenica gli hanno incendiato l’auto parcheggiata sotto casa nella vecchia statale Sant’Antonio a Fondaco Nuovo.
Il commerciante di rottami ha deciso di vendicarsi subito. Si è procurato una spranga di ferro e si è recato a casa di Machokur in via Case Basse e ha bussato alla porta del tugurio in cui il marocchino viveva con la donna polacca, la figlia di 5 anni avuta da questa relazione e la figlia ventenne della convivente. Non appena Machkour ha aperto la porta, impugnando un coltello da cucina, l’albanese lo ha colpito ripetutamente.
Una serie di colpi al collo ed al petto che non hanno lasciato scampo al 36enne magrebino. L’uomo è morto prima che arrivasse l’ambulanza chiamata da alcuni vicini. Arben Doga invece è fuggito ma braccato dai Carabinieri si è costituito nel pomeriggio. Ha raccontato di aver agito per legittima difesa ma gli investigatori sembrano piuttosto scettici su questo punto.
Più probabile, secondo i Carabinieri , che l’albanese stesse progettando una fuga con la giovane donna polacca e che Alì Machkour avesse ostacolato questo progetto fino ad arrivare ad incendiare l’auto di Doga, facendo scattare la sua vendetta.
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