E’ l’inizio del nuovo corso del porto di Tremestieri, sembra di essere tornati indietro di 8 anni e 4 mesi quando fu inaugurato l’approdo. Era il 3 aprile del 2006 quando il bacino entrò in funzione per liberare dalla schiavitù del passaggio dei tir la città di Messina.
Dissero questo ai cittadini gli amministratori di allora: “niente più mezzi pesanti sul viale Boccetta”. Era infatti questa l’arteria più battuta, se non l’unica per oltre un trentennio. Ma si intuì ben presto che il nuovo e provvisorio approdo di Tremestieri non sarebbe una valida alternativa a quelli della rada S. Francesco. Non perché il porto definitivo non riusciva, e ancora non riesce ancora, a vedere la luce, ma perché le modalità con le quali venne realizzato quello di emergenza, non potevano garantire una piena efficienza. Le mareggiate favorite dai venti di scirocco hanno iniziato inesorabilmente a distruggere la barriera protettiva che nel giro di neanche 4 anni è colata a picco sui fondali.
Il porto a due scivoli è rimasto solo un ricordo legato ai primi anni della sua esistenza. Tra detriti da recuperare, sabbia da dragare l’approdo non ha mai potuto rappresentare la soluzione ad uno dei problemi più seri che da decenni attanagliano la città. Persino la ricostruzione della diga protettiva è stata un’impresa titanica. Deciso il tipo di intervento, si ipotizzò in tre mesi, nel giugno del 2011, la durata delle opere di palificazione e posa del nuovo muro paraonde.
Solo ieri, dopo tre lunghissimi anni, il porto di Tremestieri è stato dichiarato agibile integralmente e per 24 ore al giorno. Ultimata la fase di pulizia dei fondali che stabilisce le condizioni minime di sicurezza per le bidirezionali, resta ancora da completare il muro paraonde nella parte più estrema della diga. Che è stata realizzata con basi solidissime, su ben 60 pali posati sui fondali rocciosi, ma che tuttavia, non servirà a scongiurare completamente, in caso di mareggiate, l’intrusione di sabbia all’interno. La manutenzione costante di cui parlava ieri il segretario generale dell’autorità portuale Di Sarcina è l’unico modo per tenere in efficienza l’approdo per tutti quegli anni che purtroppo ancora ci separano dalla realizzazione del nuovo e definitivo bacino.
Quello capace di ospitare tutto il traffico gommato da e per la Calabria, anche delle autostrade del mare. Quello che davvero libererebbe Messina dal passaggio dei Tir. Nel frattempo non resta che tenersi buono quello appena ristrutturato.
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