È tutto pronto per quella che è stata battezzata l’operazione “Stretto di Messina”, la protesta organizzata dal movimento dei Forconi e dai produttori agricoli e zootecnici , in programma per il 28 luglio prossimo, quando produttori ortofrutticoli e lattiero-caseari si piazzeranno alle 5 del mattino al casello autostradale di Tremestieri, alle porte di Messina.
L’obiettivo dichiarato è quello di «bloccare anche un solo camion – spiega Mariano Ferro, leader dei Forconi – carico di prodotti provenienti dalla Spagna o dei Paesi del nord-Africa». Ieri sera, Ferro ha presieduto un incontro nell’azienda agricola Salonia, in contrada Cento Pozzi, con i produttori di latte, ortaggi, arance e gli artigiani delle zone industriali di Ragusa e Modica-Pozzallo per “saldare” una protesta che pone soprattutto la questione della stessa sopravvivenza delle aziende. Dal primo agosto, i produttori di latte subiranno la riduzione di tre centesimi al litro sul prezzo del prodotto che conferiscono alle industrie di trasformazione, già molto basso e sul quale, negli anni, non si è riusciti a firmare un accordo.
«Il problema è rappresentato – contesta il leader dei Forconi – dall’Accordo euromediterraneo con il Marocco (sottoscritto nel febbraio 2012), che non è stato né controllato né rispettato, con il risultato che i nostri prodotti, frutto di investimenti e di tanti sacrifici, rischiano di essere venduti agli stessi prezzi di quelli del nord-Africa. Questo significherà per le nostre aziende il tracollo sicuro, perché i prezzi non saranno più remunerativi ». «Siamo contenti – aggiunge Ferro– che il Presidente della Regione abbia voluto riportare il grido di allarme a Bruxelles che dovrà ascoltarlo con attenzione, non rimane che organizzarci insieme per una operazione comune.
Non è tempo di chiedere la luna, per cui è meglio focalizzare l’essenziale ma su questi punti la Sicilia deve farsi apripista nel tentativo di salvare in extremis un settore in agonia Proprio nei giorni scorsi, il deputato ibleo all’Ars Nello Dipasquale aveva sollecitato una revisione dell’Accordo euromediteranneo. «La via di fuga – aveva chiarito – sta nell'articolo 7 dell'accordo che disciplina le norme di salvaguardia, così da bloccare il processo distruttivo che sta facendo morire la nostra agricoltura, che avrà un futuro solo se ci potremo riappropriare o anzi competere ad armi pari in quelli che erano e che sono ancora i nostri mercati ».
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