Brolo – Adesso è ufficiale il nome del terzo candidato sindaco per le prossime amministrative brolesi del mese di maggio. Infatti, stamattina l’ing. Ettore Salpietro ha sciolto la riserva e sarà uno dei 5 aspiranti che concorreranno per sedersi, sulla “calda poltrona” del comune di Brolo.
Un candidato, che si definisce e viene definito fuori dalla solita “mischia”, un ingegnere nucleare, ricercatore di fama internazionale, brolese di nascita e anche fi crescita, che ha deciso di spendersi (non parliamo di denaro ndc) come sottolinea lo stesso Salpietro per la sua Brolo.
“ Il paese di Brolo deve ripartire dalla sue radici, trovare linfa nuova dai giovani e dalle energie pulite che il paese è capace di offrire”. Io mi sono candidato, ha sottolineato. L’ing. Salpietro perché ho ritenuto giusto rispondere alle sollecitazioni di amici, conoscenti, movimenti e cittadini, che sono convinti che io possa essere la persona giusta e competente, per far rinascere Brolo, verso un nuovo corso della vita amministrativa e sociale.
“Le persone che ho contattato sono tutte di alto profilo, ma per questioni lavorative possono dedicare poco tempo all’attività amministrativa. Per questo realizzeremo dei gruppi di lavoro per programmare ad attuare gli interventi sul territorio”. Per quanto riguarda la lista dei candidati e la squadra a di assessori (saranno designati al momento della presentazione della lista), saranno sicuramente facce nuove, persone fuori dai giochi della politica, con le mani libere e pulite non è uno slogan. E’ una necessità.
Salvatore Calà
Questo in sintesi...il suo intervento integrale lo riportiamo sotto.....
Presentazione alla stampa della propria candidatura a sindaco di Brolo
Brolo, Giovedì 10 aprile 2014 ore 11
Sede Armenio Editore
Buongiorno, grazie a tutti d’essere venuti. Conoscete il motivo della convocazione di oggi e sapendovi giornalisti attenti e avveduti vi risparmierò i convenevoli: desidero sciogliere la riserva e comunicarvi la mia decisione di candidarmi alla carica di sindaco di Brolo alle prossime elezioni amministrative del 25 maggio.
Non è per togliervi il mestiere o il piacere di pormi le domande se anticipo qualche domanda:
1. perché ho deciso di candidarmi a sindaco di Brolo?
2. perché ho impiegato del tempo prima di sciogliere la riserva?
Riguardo alla prima domanda, è giusto dirvi che oggi risiedo a Brolo nella casa dove sono nato, ho trascorso più di un terzo della mia vita a Brolo e mi chiedo quanti dei candidati alle prossime elezioni amministrative possono vantare una broletanità come la mia. Era già da qualche tempo che amici, parenti, estimatori, compagni del tempo libero mi invitavano a pensare seriamente a fare questo passo. Un’esortazione che si è fatta più insistente dopo il mese di dicembre 2013, quando a Brolo la cittadinanza si è dovuta confrontare con notizie di natura giudiziaria che non fanno piacere a nessuno e gettano la città nella rabbia e nello sconforto.
A questo punto, come vi dicevo, le pressioni e gli inviti si sono fatti pressanti e continui. Malgrado io fossi all’estero per lavoro, ogni giorno ricevevo telefonate ed email con cui amici e simpatizzanti tornavano ad invitarmi e a pressarmi perché prendessi questa decisione. In previsione degli immancabili tentativi di riciclaggio e dello scarica barile, sulle origini e le responsabilità del disastro, solo una persona al di fuori di tali fatti e con determinate capacità può tentare di affrontare e risolvere la situazione.
Vi assicuro che di fronte al fallimento della politica locale, di fronte al degrado nel quale abbiamo visto scivolare questo paese, per i fatti che sappiamo, la mia indignazione mi ha scollato dalla sedia.
Debbo confessarvi che i ricordi della mia gioventù, l’affetto dei miei concittadini, le mie radici profonde a Brolo, sono stati importanti.
Ho sentito il dovere di mettere a disposizione della cittadinanza le mie esperienze manageriali e culturali maturate nel mio peregrinare per il mondo.
La consapevolezza di rinverdire i miei legami con gli amici ed i luoghi della mia gioventù è stata determinante. Mi sono detto che non è etico tirarsi indietro quando si possono aiutare i propri concittadini, la propria città.
Non siamo automi, non siamo manichini che non provano indignazione. Ognuno di noi deve rispondere alla propria coscienza ed io sento di dovere rispondere così, accettando di scendere nell’agone di una competizione che non sarà una semplice passeggiata.
Avrò antagonisti in buona fede ed altri che vorrebbero tornare là, a fare danno, dove sono già stati, anche se indirettamente, per interposta persona. E questo mi indigna e mi disgusta.
PERCHÉ HO IMPIEGATO DEL TEMPO A DECIDERE?
In vita mia ho affrontato aspetti della vita spesso più impegnativi di quello che potrebbe comportare il ruolo di sindaco e ho cercato sempre di farlo con piena consapevolezza e coscienza.
Così ho voluto confrontarmi con me stesso e con la gente, ho voluto entrare dentro le cose concrete e reali che riguardano la comunità, la gente, i loro problemi, le loro aspettative, il mandato che i cittadini vorranno dare.
Questo mi ha reso massimamente responsabile. Mi ha fatto dire a me stesso che fare il sindaco non è un fatto velleitario, un modo di ingrossare e soddisfare la propria vanità.
Ho sentito di volere entrare dentro alle cose, capire, studiare i problemi, sentire dentro e fuori di me l’aria che tira. Maturare veramente la mia decisione confrontandomi con quanta più gente e con quante più conoscenze possibile.
Anche a costo di dare l’impressione di volere temporeggiare ho sentito l’esigenza di ascoltare tutti per cercare di individuare il meglio dell’esperienza pregressa. Questo l’ho fatto soprattutto per rispetto personale nei riguardi di alcuni interlocutori. Perché di una cosa sono certo: della volontà di non venire a patti, di non cercare aggregazioni di tipo spartitorio. Se avessi fatto ciò avrei perpetuato il metodo che ha portato al disastro ed avrei tradito in partenza me stesso e i cittadini, che sono gli unici alleati ai quali dovrò chiedere il voto e rendere conto.
FACCE NUOVE E FUORI DALLA POLITICA
Tutto ha un limite. E a Brolo il limite è stato ampiamente superato. La politica locale ha dimostrato il suo vero ed unico volto: il fallimento! E allora parlare di facce nuove, di persone fuori dai giochi della politica, con le mani libere e pulite non è uno slogan. E’ una necessità. E’ il minimo che oggi possono chiedere i cittadini di Brolo.
Ognuno di noi dovrebbe formalizzare il proprio sentimento di indignazione e uscire dall’anonimato, dal proprio guscio, dal timore di esporsi per divenire artefice del proprio destino, decisore di se stesso, delle proprie aziende, del proprio lavoro, della propria famiglia.
Questo è il senso vero della mia candidatura: dimostrare a me stesso che sacrificare in parte la propria sedia comoda e ben retribuita è possibile e doveroso. Lo facciano pure molti altri cittadini, come lo stanno facendo i miei sostenitori, i componenti dei Movimenti che mi sostengono, i responsabili delle associazioni che hanno manifestato la loro volontà di unirsi a me e sostenermi.
Lo fanno con me tutte le persone che mi sono vicine e che sin da ora ringrazio: artigiani, operai, professionisti, imprenditori, commercianti, intellettuali, impiegati, professori di scuola. Tanti. Grazie a tutti.
Grazie per avermi convinto e sostenuto. Grazie per esservi lasciati convincere da me a dare fiducia ad uno come me, forse idealista e sognatore, ma con i piedi ben piantati a terra.
Attenti, però, a non cadere in un equivoco terribile e ingannevole: sognatori e idealisti non è una condizione inferiore o debole ma la condizione di chi non si rassegna all’idea che la società appartenga ai faccendieri, ai partiti, ai politici da strapazzo, quelli che attraverso la politica cercano solo la propria sistemazione per la vita.
Gli idealisti e sognatori come me, e come coloro che mi sostengono, sono persone che vivono la realtà quotidiana. Essere idealisti o sognatori non ci ha certo impedito di vivere le nostre capacità, le aspirazioni, di farci una famiglia, di migliorare la nostra condizione.
Ognuno di noi ha una carriera alle spalle, magari pure dei successi. E proprio questo non ci deve indurre a ritenerci insospettabili, fuori dalle responsabilità. Semmai siamo gente che ha intenzione di mettere le mani nella politica vera, quella che rende i popoli e le comunità più civili, più liberi, più degni della vita umana e delle sue necessità.
Brolo è oggi una città bella, con risorse naturali invidiabili e con parecchi lati positivi. Ma questo non deve trarre in inganno.
Non deve far pensare che la crescita di Brolo sia merito di fate turchine che con una bacchetta magica ne hanno cambiato il volto facendo volare lo Scoglio dove prima non c’era. Brolo d’oggi è il frutto dell’abilità e dell’intraprendenza della gente del luogo, nonostante la cattiva amministrazione, di ottimi artigiani, di una manodopera pregevole e intelligente, di professionisti preparati e dotati di intelligenza e buon gusto.
Ed ancora, di cittadini e lavoratori che nel proprio ruolo hanno investito le proprie risorse e capacità per rendere questa città più vivibile e dopo averlo fatto si sono ritrovati creditori dell’Amministrazione comunale; creditori costretti a pregare i loro debitori di mantenere gli impegni, di pagarli, di non metterli in difficoltà con le banche, con i fornitori, con le loro stesse famiglie.
Ed eccoci qua oggi, a dover constatare come a Brolo poche persone hanno gestito il denaro pubblico, convogliandolo verso destinazioni sconosciute o differenti da quelle giuste e naturali: il malaffare è una gran brutta cosa che impoverisce la comunità.
E se ieri Brolo doveva rimboccarsi le maniche per cambiare la sua struttura urbanistica, migliorare le strade e la propria economia, oggi sappiamo di dovere andare avanti con una missione in più: combattere e sconfiggere il malaffare. Perché Brolo non è terra di malaffare ma di buoni affari, quelli sani e giusti per la gente che lavora, che ha voglia di lavorare e di portare avanti le proprie aziende, le proprie famiglie e i propri figli.
Scusate lo sfogo, ora sono pronto per le vostre domande.