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Venerd́ 4 Ottobre 2024 - Direttore Responsabile Salvatore Calà
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caleg: se salta l'accordo con il comune, gli operai occuperanno l'aula
 
CALEG: SE SALTA L'ACCORDO CON IL COMUNE, GLI OPERAI OCCUPERANNO L'AULA
caleg: se salta l'accordo con il comune, gli operai occuperanno l'aula
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FONTE NOTIZIA: Salvatore Calà
Attualità, SINAGRA (ME)

 Se non sarà raggiunto un accordo che salvi i posti di lavoro della Caleg, la fabbrichetta che produce pellet nell'area artigianale, i lavoratori occuperanno lunedì l'aula consiliare del Comune. A spalleggiarli ci saranno, per solidarietà, anche gli operai della “Roga legno” di Rocca di Rocca di Caprileone che sono una voce importate dell'indotto che ruota attorno allo stabilimento sinagrese.

Le maestranze hanno ricevuto il preavviso di licenziamento dopo che il Comune aveva disposto lo sfratto dell'opificio per morosità. Una morosità però che viene contestata dai vertici dell'azienda nelle cifre da pagare. Sulla questione era intervenuto il Prefetto di Messina Stefano Trotta che, consapevole della delicatezza della questione, ha fissato per il 25 un incontro che si spera risolutivo. Se le cose non andranno per il verso giusto il 28 andranno tutti a casa con le conseguenze, anche di ordine pubblico facilmente prevedibili. La Filca Cisl però non ci sta e, a firma del segretario Giuseppe Famiano chiede l'immediata apertura di un tavolo tecnico.

“Oggi – afferma Famiano – ci sono aziende costrette a licenziare per mancanza di commesse mentre la Caleg che le commesse li ha deve chiudere”. Intanto la Caleg ha raccolto la proposta della vice presidente del consiglio Daniela Spano e dei consiglieri del gruppo “Uniti per crescere” Emanuele Giglia, Calogero Corica, Cono Alessandro Costantino, Guglielmo La Cava e Lorena Piazza, di trovare un accordo con l'Amministrazione comunale per evitare la chiusura dell'attività che, tra impiegati dell'azienda e indotto da lavoro ad una trentina di persone.

“Finalmente c'è un segnale autorevole e importante- scrive l'azienda, rivolgendosi ai Consiglieri che hanno lanciato l'iniziativa per evitare che una delle “fabrichette eroiche” del territorio rischiasse la chiusura. L'azienda oltre a pagare a stretto giro sei mesi di canone(per avere certezza almeno sul medio termine dell'attività, si è anche offerta di versare, entro il prossimo 24 marzo, 15.000 euro come deposito cauzionale sulle pendenze giudiziarie. Un deposito cauzionale da adattare poi alle decisioni del tribunale. Insomma una manifestazione di buona volontà. Per evitare di creare nuovi disoccupati in una zona che già di suo è altamente penalizzata.

“Dobbiamo fare di tutto dice il vice presidente del consiglio Daniela Spanò per salvare i posti di lavoro, il Comune deve trovare una soluzione. I lavoratori non possono certo pagare una diatriba che non è loro”. La Caleg si mostra disponibile a pagare e questo segnale va raccolto per trovare una soluzione ragionata” Alla base dello sfratto, già notificato dall’Ufficiale giudiziario del Tribunale di Patti, ci sarebbe, come si legge nel comunicato dell'amministrazione comunale, il mancato pagamento di "€ 76.508,00 oltre adeguamento ISTAT e mora" . L'entità della somma però non è condivisa dall'azienda che dice di non dovere tutti quei soldi.

Non mancano i segnali di distensione, emersi nell'incontro di ieri tra i consiglieri comunali che hanno lanciato la proposta e il presidente del consiglio Michele Pintabona che si è mostrato sensibile ad una soluzione negoziata. Insomma tutto sembra possibile nell'assordante silenzio dei sindacati locali che, in altre occasioni, furono agguerriti e presenti. Sulla questione è pure entrato a gamba tesa l'ex sindaco Vincenzo Ioppolo che chiede una verifica sullo stato dei pagamenti degli altri insediamenti produttivi e sottolinea come negli altri comuni quando si rischiano posti di lavoro sono gli stessi sindaci a capitanare la protesta e condividere con i lavoratori rabbia e rischi.

Per capire la portata del disastro economico bastano quattro conti. Oltre ai dieci della Caleg entrerebbero in sofferenza un numero imprecisato di operai addetti al taglio e al trasporto della legna da trasformare in pellet e poi: camionisti, meccanici addetti alla manutenzione delle macchine e, per finire, anche i singoli agricoltori che conferiscono la legna di risulta delle potature stagionali. Insomma è giusto la Caleg che paghi così come che il lavoro sia salvaguardato. Molte speranze sono ora poste nel Prefetto e nel buon senso. Ad oggi però la notte dei lavoratori è sempre più nera.

Enzo Caputo
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