Q-MAGAZINE - BROLO – ISTITUTO COMPRENSIVO: FINE ANNO SCOLASTICO
DATA NOTIZIA: 29/05/2020 - FONTE NOTIZIA: Salvatore Calà
 

Ebbene sì, alla fine è giunto l’ultimo suono della campanella, che segna la fine di un anno di scuola travagliato, diverso.

Dopo ore passate davanti a computer, tablet, telefoni, finalmente si ritorna alla normalità, ovvero a quel vivere la quotidianità  senza l’obbligo della connessione digitale.

Certo saranno vacanze diverse, indubbiamente molte cose non si potranno fare, ma sicuramente una cosa è certa, salvo che uno non sia particolarmente appassionato o che ami le serie tv, o i video games, per un po’ sicuramente i ragazzi torneranno ad essere meno nativi digitali e forse riscopriranno il bello di vivere la realtà.

La scuola dal canto suo è chiusa da mesi ormai, le aule deserte ricordano a stento i ragazzi, la loro vivacità, il loro entusiasmo.

Bastava recarsi in questi mesi di chiusura davanti ad un cancello di uno dei tanti plessi, alle 8 di mattina, per rendersi conto della tristezza del vuoto determinato dall’assenza dei ragazzi, con i loro zaini strapieni, i loro sorrisi, la loro voglia di vivere che colorava e ravvivava quelle aule, quei cortili, quegli spazi inevitabilmente deserti.

E che dire dei maestri e professori, sempre con borse stracolme di compiti da correggere, e libri e cosi lontani dal digitale, certo qualcuno innovativo c’era, ma era visto più un appassionato che un professionista della DAD, una figura appartenente quasi ad un mondo alieno, che incuriosiva, ma sicuramente non attraeva più di tanto.

Si avverte anche il vuoto delle macchine dei genitori, delle mamme sempre di corsa e di quelle che trasformavano il cortile e gli spazi antistanti la scuola in un luogo d’incontro dove socializzare, condividere, creare nuovi legami o interromperne altri.

Tutto questo è cessato con la sospensione delle attività didattiche, proiettandosi in un mondo virtuale sterile, surrogato di una realtà che con i suoi colori, i suoi odori, le sue sensazioni, prima di ogni cosa, nutriva l’anima di ogni essere umano.

La campanella allora suona nel computer, ovvero non suona, e il suo silenzio ci ricorda quello che abbiamo vissuto ed il solo pensiero che al ritorno dalle vacanze si riprospetti di nuovo lo stesso scenario ci fa rabbrividire.

E chi va in pensione,  o anche chi lascia il suo istituto perché ha finito il contratto a tempo determinato o ha ottenuto quella desiderata mobilità in una sede vicino casa, in silenzio lascia quei luoghi, quei ragazzi, senza feste di commiato, senza abbracci, strette di mano, saluti a colleghi che forse non incontrerà più, e tutto diventa triste, lontano da quella umanità fatta d’incontri, di passioni, di scambi.

Ed i ragazzi, le classi terminali segnano la fine di un percorso comune, il nuovo anno li porterà in nuove classi, nuove realtà, un passaggio vissuto in un mondo digitale che li ha privati del tratto più bello del loro percorso, gli ultimi mesi dell’anno, con le gite (alcuni li chiamano viaggi d’istruzione), i saggi musicali, le partite di campionato, momenti dove ci s’incontra, e dove nascono i primi sentimenti che non si dimenticheranno per il resto della vita, o ancora la condivisione (reale, non virtuale) con quell’amico che è stato e sempre sarà il mio compagno di scuola.

Certo è stato anche il periodo della rinascita di un rapporto genitori figli, ora improvvisati maestri, vittime dirette dei maestri veri che a distanza assegnavano compiti e lasciavano lezioni difficili da capire e da trasmettere senza quel bagaglio di competenze professionali necessario per farlo.

E se da un lato la videoconferenza attenuava questo aspetto, dall’altro per alcuni maestri e alunni, la scoperta del digitale si trasformava in un’ avventura di cose nuove da scoprire e conoscere, distogliendoli da quei saperi essenziali che andavano trattati per quella fascia di età.

Mesi di sperimentazioni digitali, di elaborazioni immateriali, giustificate dall’innovazione, o meglio dall’innovata scoperta di un mondo che fonda le sue strutture di base su quella componente ludica che ne è la matrice di partenza e di sviluppo.

Ma è davvero innovazione o semmai la scoperta di un mondo digitale che non potrà mai essere il surrogato del mondo reale,

La didattica, quella vera, nasce dall’esperienza, da quei processi di apprendimento in grado di cambiare e modificare la struttura cognitiva di ognuno e che è frutto dell’elaborazione di una moltitudine di informazioni sensoriali che purtroppo la tecnologia attuale limita a pochissimi elementi.

Il digitale, quindi, uno strumento utile che arricchisce una cassetta degli attrezzi che ogni maestro o professore ha.

Suona la campanella quindi, ma lo scenario è cambiato, e ci lascia in una grande incertezza, in quanto nessuno sa come sarà domani, in che modo la stessa risuonerà e se la scuola ritornerà a essere quella di prima, con la sua vivacità che solo il mondo dei ragazzi sa dare.

Bruno Lorenzo Castrovinci

www.edscuola.eu

 

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