MESSINA - MIGRANTI, NUOVO SBARCO RECORD A MESSINA
DATA NOTIZIA: 04/09/2015 - FONTE NOTIZIA: Gazzetta Del Sud
 
È tra i primi a scendere dalla nave Dattilo della Guardia costiera. Il suo incedere è vacillante, viene aiutato sia a percorrere la passerella, sia una volta a terra ad iniziare l’ormai solita trafila dei controlli sanitari. Basta avvicinarsi per capire perché. Tra gli 838 migranti giunti ieri pomeriggio a Messina, nel più imponente sbarco dell’anno, il secondo di sempre da quando il grande esodo ha toccato lo Stretto, c’è anche chi di questo lungo, drammatico viaggio ricorderà i rumori, gli odori, i dolori, ma non potrà raccontare volti, colori, sguardi perché è un non vedente.

Diventa quasi inevitabile chiedersi, e lo fanno in tanti al molo Marconi, «ma come fa un non vedente ad affrontare un viaggio così?». Eppure lo ha fatto, così come lo hanno affrontato, evidentemente in condizioni e con alle spalle storie diverse, le famiglie siriane, scese giù dalla nave per prime, e i tanti, tantissimi eritrei, che sembrano più provati, alcuni davvero stremati. Il primo di tutti è però un diciassettenne somalo, che ha bisogno di cure (sospetta polmonite) e viene subito trasportato in ospedale.

Le famiglie siriane sono numerose come al solito, sette, otto persone, anche più. Una bambina con le scarpette rosse non lascia mai la mano del papà e guarda incuriosita quei tizi in divisa che lo passano quasi al setaccio. Lui non si scompone e non perde il sorriso, perché prima di tutto viene lei, la figlioletta con le scarpe rosse, da tranquillizzare.

Da tenere al sicuro. Un altro piccolo sembra trovare conforto solo in un pupazzetto di Nemo, così arancione quasi da stonare tra i colori tenui di questo pomeriggio di settembre. Stavolta gli scafisti vengono individuati quasi subito, due vengono portati giù dalla nave in tempi record. E poi ci sono i minori non accompagnati. Sono oltre 40, stavolta. E al centro Ahmed non c’è più posto.

Ecco perché fin dal mattino l’assessore ai Servizi sociali Nina Santisi, anche ieri sul campo fino a tarda sera insieme agli assistenti sociali e ai funzionari del Comune (un altro segnale di discontinuità, che la Prefettura non può non cogliere), lavora ad una soluzione, seppur emergenziale (figlia di quanto invece poco, pochissimo è stato fatto in passato). Alla fine 39 ragazzi vengono portati nella palestra di Gravitelli, allestita con brandine e quant’al - tro. Anche in questo caso sono gli operatori del centro Ahmed a farsi carico dell’accoglienza. Sei ragazze, invece, vengono portate a Fondachelli Fantina. La macchina ha funzionato anche stavolta. Ma ora servono soluzioni stabili. Per usare le parole della Santisi, «fuori dalla logica dell’emergenza»
Sebastiano Caspanello

 
 
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