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FONTE NOTIZIA: “Sostenitori del Naturale Curativo”
Salute & Benessere, BROLO (ME)

La dieta per la salute.

Sempre più frequentemente sentiamo frasi del tipo "Siamo quello che mangiamo!" o "Il tuo cibo, sia la tua Medicina", ma pur rendendoci conto che, anche solo per un semplice ragionamento logico, ciò corrisponde alla verità, difficilmente trasformiamo in azione, quindi, modificando il nostro stile di vita alimentare, ciò che razionalmente condividiamo. Siamo tradizionalmente e culturalmente propensi a spendere il meno possibile per la nostra alimentazione, arrivando ad estremi del tipo: acquisto il telefonino di ultima generazione, ma la spesa alimentare la faccio nei Discount!

Le ragioni di tale atteggiamento sono, innanzi tutto, da ricercarsi nella storica mancanza di attenzione da parte della Medicina moderna verso ciò che, oggi, per un approccio olistico alla problematica salutistica, è ritenuto di fondamentale importanza: una corretta alimentazione. Ora, sappiamo che un'alimentazione non adeguata porta inevitabilmente alla malattia ed alla morte precoce. Ma qual è la dieta per la salute? Nel tentativo di avere una risposta a questa domanda, ci imbattiamo in un'innumerevole moltitudine di scuole di pensiero, convincimenti più o meno sostenibili, affermazioni in buona ed in mala fede.

Di chi fidarsi allora? Quale è, veramente, la corretta alimentazione per il mantenimento dello stato di salute? In questa trattazione cercheremo di fare chiarezza, basandoci su argomentazioni scientifiche dimostrate, iniziando da quei gruppi di alimenti che hanno un ruolo decisivo nello sviluppo delle intolleranze alimentari. Proprio così, il momento in cui iniziamo ad essere intolleranti a qualche alimento significa che stiamo minando la nostra salute generale. Le intolleranze alimentari rappresentano il primo campanello d'allarme, il primo tentativo del nostro corpo di segnalarci che stiamo sbagliando qualcosa nel nostro modo di alimentarci. Abbiamo già affrontato il problema delle intolleranze nelle scorse settimane, ma ricordo brevemente il perchè dell’istaurarsi di questa “anomalia”:

Le mucose del nostro intestino sono, o dovrebbero essere, ricoperte di uno “tappetino” di microrganismi "amici" (batteri, lieviti, etc.); questo strato, se in ottime condizioni, è una vera e propria barriera "fisica" che rappresenta il primo "muro" difensivo nei confronti delle possibili aggressioni da parte dei microrganismi patogeni "nemici", presenti in ciò che ingeriamo. Ma se questa barriera, anziché essere costituita principalmente da microrganismi fisiologici "amici", è popolata da numerosi microrganismi patogeni "nemici", ecco che si creano i presupposti per innescare il meccanismo delle intolleranze alimentari. Ciò accade perché vi sono microrganismi patogeni, ed il più temile in tal senso è senz'altro la Candida, che, se presenti in colonie, hanno la capacità di aggredire la mucosa intestinale, perforandola. I "fori" provocati da questi microrganismi rendono attraversabile le mucose che perdono così la loro funzione di filtro. Pertanto, se la funzione primaria di una mucosa intestinale sana è quella di farsi attraversare solo ed esclusivamente da nutrienti (singole molecole di cui sono composti gli alimenti),

una mucosa non integra lascerà passare anche macromolecole (composti di varie molecole non ancora scissi in singoli elementi). Queste macromolecole alimentari verranno, quindi, a contatto con gli elementi del sistema immunitario presenti sotto la mucosa intestinale, i quali, non riconoscendo come nutrienti questi macromolecole, reagiranno "marcandole" come nemici da combattere ed innescando il processo infiammatorio (intolleranza alimentare). Pertanto, soffrire di intolleranze alimentari significa avere un intestino non in buone condizioni e, se l'intestino perde la sua capacità di filtro, l'intero stato di salute dell'individuo viene fortemente minato. Ma cosa innesca questo meccanismo? Vi sono farmaci (antibiotici, antimicotici, etc.), così come gruppi di alimenti che hanno un grande potere "distruttivo" verso i microrganismi fisiologici della mucosa intestinale (barriera protettiva) o, addirittura, direttamente lesivo nei confronti della mucosa stessa. Per i farmaci rimandiamo alla sensibilità individuale e dei Medici prescrittori, che dovrebbero saper distinguere quando un farmaco sia veramente indispensabile, per gli alimenti vi sono alcune categorie che dovremmo escludere dalla nostra dieta, se il nostro obiettivo è il mantenimento di un buon stato di salute.
ATTENZIONE A…
Latte (e derivati), carne (sia rossa che bianca) e zuccheri (inclusi i carboidrati raffinati) sono, quindi, alimenti “NO”.
La loro eliminazione dalla dieta è non solo auspicabile ma veramente necessaria, soprattutto nel corso del trattamento per risolvere le intolleranze alimentari, ma anche in seguito, per il mantenimento dei risultati ottenuti e per evitare le ricadute.
Immaginiamo lo scetticismo del lettore nel leggere che il latte della adorata mucca, ritenuto alimento essenziale per la crescita e importante fonte di nutrimento in età adulta, sia in realtà un alimento da evitare, se si vuole salvaguardare la propria salute. Considerazioni del tipo "siamo l'unico animale sulla terra che beve latte dopo lo svezzamento o che beve latte di un'altra specie animale" hanno un loro senso logico, ma, ovviamente, non rappresentano sufficienti argomentazioni scientifiche per convincere i più scettici ad abbandonare questo alimento.

Analizzando la composizione del latte vaccino nei suoi elementi principali, ci si imbatte, innanzi tutto, nella sua componente proteica costituita principalmente dalle caseine. Le caseine, per la loro complessa struttura, sono sostanze "collose", tant'è che vengono anche utilizzate per produrre la colla per attaccare le etichette alle bottiglie! Questa prerogativa le rende le principali responsabili dell'eccessiva produzione di muco; la maggior parte dei bambini che soffrono di muco in eccesso (naso che cola, catarro, tosse, etc.), tornerebbero alla normalità semplicemente eliminando dalla loro dieta il latte vaccino ed i suoi derivati. Per la loro stessa natura e per il fatto che, con la pastorizzazione, vengono distrutti gli enzimi digestivi utili per la loro disgregazione in aminoacidi, le caseine risultano lesive nei confronti sia della mucosa intestinale, sia dei microrganismi fisiologici in essa presenti.

Un'altra importante componente del latte vaccino è il lattosio (lo zucchero del latte) che è un disaccaride, cioè composto da due molecole di zuccheri semplici: glucosio e galattosio. Il lattosio, così come è, non può essere assimilato dal nostro organismo; perché ciò avvenga, è necessaria la scissione nei due zuccheri semplici. L'elemento in grado di effettuare tale scissione è l'enzima lattasi che, fornito con lo stesso latte materno, si insedia nell'intestino rimanendo attivo solo intorno all'età neonatale. Oltre l'80% della popolazione mondiale in età adulta è priva di questo enzima. Anche mamma mucca fornisce l'enzima lattasi con il suo latte; purtroppo, però, anche la lattasi viene inattivata nel processo di pastorizzazione. Ne consegue che tutto il lattosio presente nel latte vaccino non può essere assimilato dall'organismo, permane così nell'intestino, con le conseguenze del caso: fermentazione con successiva produzione di gas ed acidi organici, richiamo di acqua e sodio (liquefazione delle feci). I relativi sintomi saranno flatulenza, meteorismo, crampi addominali e diarrea, alternata a stitichezza, con forte aumento delle dimensioni del ventre. 

Un altro mito da sfatare, circa i presunti effetti benefici del latte vaccino e dei suoi derivati, riguarda la loro utilità nell'apporto di Calcio. Il processo di fissazione del Calcio nelle ossa si avvale obbligatoriamente di alcuni elementi, fra cui il Fosforo. A sua volta il Fosforo, per essere disponibile, necessita di un enzima: la fosfatasi. Purtroppo anche la fosfatasi è un enzima termolabile che viene distrutto con il processo di pastorizzazione; ne consegue che il Calcio presente nel latte commerciale non è biodisponibile. Inoltre, l'eccessiva presenza di Fosforo (doppia nel latte di mucca rispetto al latte di donna), associata alla carenza di enzima fosfatasi, produce l'effetto contrario "richiamando" il Calcio dalle ossa. Pertanto, non solo il Calcio del latte vaccino non è assorbibile, ma addirittura l'assunzione di latte e derivati contribuisce alla decalcificazione. Dati clinici evidenziano questo effetto avverso, del latte vaccino, sulla salute ossea.

A conclusione di questo argomento possiamo affermare che il latte vaccino (ma quanto riportato vale anche per tutti gli altri latti animali diversi da quello di donna) non è un alimento per l'uomo e deve perciò essere escluso dalla dieta di chi vuole risolvere un problema di intolleranze alimentari e mantenere a lungo il conseguente stato di salute.

Persegui la guarigione e mantieni la salute: diventa VEGITTICO!

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