L’emergenza coronavirus avrà come importante conseguenza un significativo aumento dei disturbi mentali, come afferma l’Organizzazione mondiale della sanità. E i danni, in Italia come in molti altri paesi, si vedono già adesso: basti pensare che nel nostro paese i sintomi depressivi risultano quintuplicati e oggi ne soffre ben una persona su 3. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, sono stati diffusi i risultati di una ricerca, coordinata dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli, che stima un aumento fino al 40% dei sintomi di stress e ansia dovuto al lockdown. Lo studio è in via di pubblicazione su European Psychiatry e già disponibile in preprint.

Lo studio 

I ricercatori hanno voluto studiare meglio in che modo la pandemia e il lockdown abbiano avuto un impatto sulle nostre emozioni, determinando in molti casi malessere se non vere e proprie patologie. In un campione di 20mila italiani, lo studio ha valutato, durante e dopo il lockdown, i livelli di stress, ansia, presenza e intensità di sintomi depressivi, di manifestazioni cliniche legate a disturbi ossessivo-compulsivi, da stress post-traumatico e ad altre malattie psichiche. I partecipanti afferivano a quattro diverse categorie: operatori sanitari, persone con malattie psichiatriche precedenti, persone entrate in contatto con il coronavirus a vario titolo (positivi in isolamento o ricoverati oppure familiari di persone contagiate o decedute) e la popolazione generale.

Si stava peggio alla fine del lockdown 

“Dall’indagine è emerso che al passare delle settimane di lockdown aumentavano anche i problemi e i sintomi psichici”, spiega Andrea Fiorillo, presidente della Società Italiana di Psichiatria Sociale, primo autore dello studio, “ad esempio la settimana peggiore per la salute mentale è risultata quella del 4 maggio, alla fine del lungo blocco delle attività, mentre nell’ultima settimana di marzo, circa a metà del lockdown, le problematiche non erano così accentuate”.

Aumentano i problemi per tutti 

Un risultato rilevante riguarda poi l’aumento delle manifestazioni cliniche e dell’intensità dei disturbi in tutte le categorie di persone considerate. “Il 40% degli operatori sanitari intervistati ha indicato la presenza di sintomi depressivi da moderati a gravi”, sottolinea Fiorillo, “e nel caso dei pazienti positivi al Sars-Cov-2 la percentuale sale al 50%”. Ma anche ansia e stress non sono da meno. “Il 40% delle persone intervistate nel campione della popolazione generale, dunque non in prima linea contro il coronavirus, ha riportato sintomi legati allo stress e il 30% all’ansia”, continua l’esperto, “mentre fra i positivi al Sars-Cov-2 e i familiari dei contagiati il 30% ha riferito stress, ansia e altri sintomi legati allo spettro del disturbo da stress post-traumatico”.

Nel gruppo degli operatori sanitari sono stati riferiti spesso problemi di insonnia, alti livelli di burnout e, oltre ai sintomi depressivi, in alcuni casi anche l’ideazione suicidaria. “Fra le persone già in cura per problemi psichiatrici, poi”, aggiunge Fiorillo, “il 25% riporta problemi da ricondurre a disturbi di natura ossessivo-compulsiva, ed è frequente anche la sensazione di solitudine e intrappolamento”. Inoltre, nella categoria dei malati Covid-19 e dei loro congiunti il 20% ha fatto ricorso all’uso di sostanze o all’alcol, un dato in controtendenza rispetto alla media nazionale, che però è in linea con quello di altri paesi come il Regno Unito e il Belgio. “Tutti questi dati testimoniano l’ampio aumento di richieste di accesso ai servizi della salute mentale”, conclude Fiorillo, “domande non tutte soddisfatte, sia a causa di problemi organici, legati alla mancanza di personale e di fondi, sia a causa della difficoltà nella gestione dei trattamenti a distanza, con la telemedicina, che in Italia non è ancora sbarcata se non in poche realtà”.
(repubblica.it)