I video sembra siano tre, e dall’abbigliamento indossato dai ragazzi ripresi dai telefonini, anche presumibilmente girati in tempi diversi.

La storia è analoga, i più piccoli che si rapportano al compagno più grande, forti di arroganze tipiche del branco, e forse tra di loro c’è anche una ragazza…

La notizia era rimasta “omessa” per giorni, pur se sui social circolavano immagini e commenti, poi quando è esplosa, tutti sapevano, tutti avevano visto ma solo pochi genitori hanno avuto la forza di raccontare e raccontarsi evitando di rimetter la polvere sotto il tappeto.

Un’immagine piuttosto squallida di una paese sotto questo aspetto assente e sordo, anzi sordo-muto e cieco, ma non da club del “filo d’oro” ma semplicemente di merda, che non sa interrogarsi, darsi una spiegazione, comprendersi, e trovar soluzioni.

Una paese dove ancor pochi denunciano e parlano di questa problematica che corre sembra sottotraccia, a rischio di essere additati come disfattisti, di chi rischia d’imbrattare l’immagine linda e di facciata da paesino delle merendine.

Ma qui ci sono solo compagni di merendine del Mulino Bianco,  e chi non si attiva, oggi che il fenomeno diventa emergente ed è esploso nella sua virulenza, diventa complice e commensale di una merenda stesa su un tovaglia  piena di disagio, di silenzi, di mancanza di dialogo e di attenzione.

Può sembrare un attacco duro e fuori luogo… ma non è così.

A Brolo in questi mesi si è vissuto il fenomeno della droga tra i minori, ma anche di pari quello legato alla ludopatia, che non crea meno dipendenza di erba e cocaina.

Il segreto di Pulcinella.

Ma nessuno anzi pochi ne parlano…anche quando i carabinieri controllano zainetti che dovrebbero contenere solo pennarelli e quaderni.

“Fora du me bisolu, macari ch’è me soru” dice un vecchio proverbio locale. Traduzioni inutile .. è chiarissima.

Ma qui il fenomeno che generalizzando chiamiamo disagio sociale tocca tutti, è di tutti, nessuno escluso al pari del fenomeno bullismo alla robalta della cronaca di queste ore.

E quello che è emerso in questi giorni a Brolo è la punta dell’iceberg. Che si sappia. Che si voglia o meno, è così.

Bene ha fatto il sindaco a recasi immediatamente, apprendendo del video, dai carabinieri, a confrontarsi con l’assistente sociale, a chiamare i genitori, a cercare sponda di confronto con la scuola, che ora, si sta finalmente attivando, fuori dai progetti e dalle circolari, in maniera diretta chiamando le famiglie, indicando strade percorribili per il recupero ed il contenimento del fenomeno.

Bene tutti!

Ma che si faccia un serio lavoro di recupero, di controllo, di rieducazione. Si operi da professionisti.

Perchè quel giovane bullo, minorenne, non diventi altro. Che comprenda che insieme alle regole c’è il rispetto verso gli altri e chi è bullo manca prima di tutto del rispetto verso se stesso.

Penso al bambino vittima di bullismo, ma penso ai bambini che bullizzano, – si legge su facebook e chi scrive allarga l’analisi ad una società contemporanea dentro la quale anche Brolo si rispecchia – direte non sono bambini ma in realtà lo sono, sono bambini che hanno bisogno di dimostrare delle carenze affettive, educazionali, bambini che hanno mancanza di regole e bambini cresciuti troppo in fretta, bambini che non distinguono più il gioco dalla realtà, bambini cresciuti senza no, quei no che fanno paura a noi genitori, quei no trasformati in si per colmare la nostra assenza, per colmare quella paura di andare contro la persona che più amiamo al mondo, quei no trasformati in si che generano bambini insoddisfatti, privi di stimoli, privi d’entusiasmo, privi di conquista, bambini privi di principi, di valori, alla ricerca di quel gesto proibito che non sia un no trasformato in si dai loro genitori ma che emuli l’educazione appresa….”

Sono bambini che vanno aiutati finchè sono bambini.

La soluzione migliore per molti sarebbe il silenzio, anche in questa circostanza, minimizzando quella che sino a ieri era considerata una bravata fatta da ragazzini, e fa male ascoltare quella giustificazione assolutoria dalla voce di docenti.  Su questi fatti non può calare il silenzio nè tantomeno ridurre il tutto al fatto che “rientrano a casa dopo le ventitrè“

E’ un problema che va affrontato, in maniera collegiale, tra i genitori dell’intera comunità, tra gli educatori, che coinvolga le agenzie che operano sul territorio, quelle che si attivano nello sport, nei gruppi di ascolto, in parrocchia, all’oratorio, tra i giovani stessi e tra i bambini perché questi siano sensibilizzati al rispetto, alla riscoperta del pudore, alla riscoperta dei valori, alla riscoperta delle regole, alla riscoperta dell’importanza della vita e dei gesti che vengono compiuti in questo lungo cammino…
I problemi non si risolvono ignorandoli ma affrontandoli e interrogandosi sul perchè.

E mi pare opportuno ricordare la vita spezzata di un giovane brolese, in quel di Bologna,che ci sembrava allora ed anche ora tanto lontana. Un fatto avvenuto solo un anno fa.

Era stato vittima di bullismo in classe. Non aveva avuto la forza di confrontarsi con la famiglia di cercare aiuto.

Ha scelto la via più facile e tragica volando dal balcone.

Povera Gioia.

Il bullismo è un fenomeno che non va sottovalutato, in ogni sua manifestazione, perché può avere un forte impatto sociale, emotivo e psicologico sulla vita di bambini/e adolescenti, fino ad avere non solo conseguenze drammatiche ma anche altre più subdole che diventano ferite dell’animo che condizionano crescita e esperienze future.

Per un’efficace azione di contrasto dicono i sociologi, bisogna quindi prevenire, riconoscere e gestire il fenomeno.

Sono queste le tre priorità che il mondo della scuola – perchè è alla fine quello che sta più in contatto e a lungo con i ragazzi –  in prima linea su questo tema, può e deve darsi.

E si legge su www.savethechildren.it

Prevenire, attraverso attività educative, in grado di migliorare il clima di classe, agire sulle dinamiche relazionali, promuovere le competenze emotive che rafforzino la capacità di mettersi nei panni degli altri (empatia), e consentire, inoltre, la partecipazione ai processi di definizione di regole comuni.

Prevenire, attraverso azioni dedicate che creino uno spazio di ascolto per i ragazzi/e, facendo così crescere anche la fiducia verso le figure di riferimento (docenti, genitori, …) come interlocutori immediati e autorevoli per la presa in carico di un disagio.

Riconoscere, attraverso un’attenzione constante ai fattori di rischio e alle dinamiche relazionali in atto nel contesto classe, una formazione del personale docente per il riconoscimento del bullismo come fenomeno specifico, rispetto ad altri fenomeni di violenza generica.

Non deve mancare il confronto costante tra docenti su eventuali dubbi e perplessità, da condividere sia con il Dirigente Scolastico, sia con il referente per il cyberbullismo.

Si tratta di una figura che dovrebbe essere presente, a partire dall’attuale anno scolastico, in ogni Istituto, come previsto dalla nuova legge 71/2017 (“Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”),

le cui linee guida fanno riferimento al fenomeno nel suo complesso (Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo).

Per potere intervenire in maniera efficace è importante riconoscerne le caratteristiche che lo differenziano da atti di violenza generica: l’intenzionalità, la persistenza nel tempo, l’asimmetria di potere e la natura sociale del fenomeno (cioè il suo fare riferimento alle dinamiche relazionali).

Quest’ultimo aspetto, in particolare, costituisce un ottimo gancio per pratiche preventive ed educative che agiscano sul gruppo: il bullismo è un fenomeno che riguarda anche chi assiste, silenziosamente o rinforzando l’azione persecutoria.

Le azioni che il/la bullo/a mette in atto hanno l’obiettivo di ottenere un vantaggio, spesso in termini di popolarità, possibile proprio per la presenza di “spettatori” oltre ai protagonisti. Ogni ruolo dei membri del gruppo contribuisce in modo sostanziale alle dinamiche di prepotenza/ vittimizzazione.

La vittima viene identificata in base a una sua caratteristica (aspetto fisico, modo di vestirsi, provenienza, presunto orientamento sessuale …), che rivela un pregiudizio che funge solo da pretesto per l’azione.

 

Da leggere ancora:

Istruzioni per l’uso – il bullismo e la scuola

Il bullismo è un fenomeno crescente tra i giovanissimi, ormai presente anche nella scuola primaria. La sua diffusione preoccupa le autorità scolastiche, tanto che circa due anni fa il ministro dell’istruzione ne ha fatto oggetto di una direttiva ministeriale per prevenirlo e contrastarlo in ambito scolastico.

Impressionanti i dati di una recente ricerca tra gli studenti delle superiori:

• il 33% degli studenti del campione è vittima del bullismo;

• il 45% ne è spettatore.

Sommando la percentuale delle prepotenze direttamente subite a quelle assistite o di cui si è a conoscenza il valore percentuale sale al 73% in riferimento ad insulti o scherzi, al 48% in riferimento a prepotenze fisiche (calci, pugni, spintoni) ed al 21% nei casi di “pressioni o minacce per avere soldi o favori”.

Il termine italiano “bullismo” è la traduzione letterale di “bullying”, parola inglese comunemente usata nella letteratura internazionale per caratterizzare il fenomeno delle prepotenze tra pari in contesto di gruppo. Il bullismo si configura come un fenomeno dinamico, multidimensionale e relazionale che riguarda non solo l’interazione del prevaricatore con la vittima, che assume atteggiamenti di rassegnazione, ma tutti gli appartenenti allo stesso gruppo con ruoli diversi.

La Commissione nazionale “Bullismo e scuola” ha ricordato che “Ai Dirigenti scolastici, ai docenti e al personale ATA, nonché ai genitori, è affidata la responsabilità di trovare spazi e risorse per affrontare il tema del bullismo e della violenza attraverso una efficace collaborazione nell’azione educativa, volta a sviluppare negli studenti valori e comportamenti positivi e coerenti con le finalità educative dell’istituzione scolastica e della famiglia”.

Telefono azzurro, l’associazione che da oltre vent’anni è impegnata nella prevenzione e nella cura delle situazioni di disagio, affrontando i problemi dell’infanzia e dell’adolescenza in un’ottica nazionale, europea e internazionale, ha dedicato al bullismo una speciale guida per genitori e insegnanti, da cui abbiamo tratto alcuni spunti.

Come individuare vittime e bulli: alcuni campanelli d’allarme.

Il primo passo che può essere fatto da un genitore è quello di saper riconoscere il bullismo, senza confonderlo con altri tipi di comportamento. Per riconoscere se un ragazzo è stato ripetutamente vittimizzato da un compagno o se egli stesso è autore di azioni di prevaricazione, è possibile far riferimento ad alcuni indicatori comportamentali.

Ecco alcuni segnali utili (suggeriti da Telefono Azzurro):

INDICATORI DELLA POSSIBILE VITTIMA

• torna da scuola con vestiti stracciati o sgualciti e con libro oggetti rovinati

• ha lividi, ferite, tagli e graffi di cui non si può dare una spiegazione naturale

• non porta a casa compagni di classe o coetanei e raramente trascorre del tempo con loro

• non ha nessun amico per il tempo libero

• non viene invitato a feste

• è timoroso e riluttante nell’andare a scuola la mattina (ha scarso appetito, mal di stomaco, mal di testa…)

• sceglie percorsi più lunghi per il tragitto casa-scuola

• dorme male e fa brutti sogni

• il rendimento scolastico e l’interesse per la scuola diminuiscono

• ha frequenti sbalzi d’umore: sembra infelice, triste e depresso e spesso manifesta irritazione e scatti d’ira

• chiede o ruba denaro alla famiglia (spesso per assecondare i bulli)

INDICATORI DEL POSSIBILE BULLO

• prende in giro ripetutamente e in modo pesante

• rimprovera

• intimidisce

• minaccia

• tira calci, pugni, spinge

• danneggia cose …

I bulli possono mettere in atto tali comportamenti nei confronti di più compagni, ma tendono a rivolgersi in particolare ai più deboli e indifesi.

bullismo8

Telefono Azzurro

Il Centro Nazionale di Ascolto di Telefono Azzurro è attivo in tutta Italia 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno.

La Linea Gratuita – 19696 – è a disposizione di tutti i bambini e gli adolescenti fino a 14 anni di età che desiderano parlare con un consulente (psicologo o pedagogista) per affrontare il proprio disagio. La Linea Istituzionale – 199.15.15.15 – è a disposizione dei ragazzi oltre i 14 anni e degli adulti.