A Patti, giorno 25 Novembre, presso la sala comunale di p.zza Mario Sciacca, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, designata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione numero 54/134
del 17 dicembre 1999, si è svolto l’incontro “Scarpe Rosse – Passi interrotti”.
L’iniziativa è stata resa possibile grazie all’apporto sinergico e costruttivo di varie organizzazioni presenti sul territorio: Filo della Memoria di Librizzi, La Clessidra di San Piero Patti, Progetto Futuro Migliore di Patti associazione aderenti al Coordinamento locale di Comunità D 30 di Patti – Cesv Messina e le Consulte Giovanili di Patti e Librizzi.
L’evento, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema così delicato e attuale, ha visto gli interventi e la partecipazione di:
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Santino Mondello (Presidente CESV Messina);
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Tina Cilona (Avv. Consulente del centro antiviolenza “NOALSILENZIO”);
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Veronica Di Perna (psicologa volontaria del centro antiviolenza “NOALSILENZIO”);
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Lucia Lo Presti (Docente di lettere presso il liceo “V.Emanuele III”);
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Maria Molica (Attrice);
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Simone Petralia (Regista);
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Marco Oreste Stefano (Presidente Consulta Giovanile di Librizzi);
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Lucia Monastra (Componente Consulta Giovanile di Patti).
Moderatore dell’incontro è stato Filippo Rizzo (PFM di Patti).
Si è analizzato sotto il profilo sociale e giuridico il fenomeno del femminicidio che, come dice la sociologa Diana Russel, è “violenza estrema da parte di un uomo verso una donna in quanto donna”.
Tra le norme di ultima generazione in tema di tutela della donna si sono esaminate quelle contenute nella Convenzione di Istanbul “sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica” del Consiglio D’Europa, firmata l’11 maggio del 2011 da tutti gli Stati facenti parte il Consiglio (47 Stati) ed anche da Stati diversi. Questa Convenzione è importante tanto quanto la Cedu (convenzione europea dei diritti dell’uomo), che è stata una delle prime Convenzioni realizzate dal Consiglio D’Europa nel 1950 sulla tutela dei diritti fondamentali, perché ha, per la prima volta, inserito i maltrattamenti contro le donne nell’ambito della violazione dei diritti umani equiparando, quindi, il diritto della donna di vivere libera dalla violenza, sia nella vita pubblica che privata (articolo 4 convenzione) ai diritti fondamentali, quali il diritto alla vita, alla salute, all’identità personale che, per parlare da giusnaturalisti stanno al fondo dell’oceano e non vengono intaccati dalle correnti sovrastanti che rappresentano i diritti passeggeri, quelli che vanno di moda oggi ma che domani potranno non esserci più perché ineriscono ad interessi mutevoli.
Detta Convenzione, ratificata dall’Italia, con legge n. 77 del 27 giugno 2013 che, contestualmente, ha autorizzato il Presidente della Repubblica a ratificare la Convenzione ed ha dato piena esecuzione alla stessa, è stata salutata come la Convenzione delle tre P perché si prefigge tre obiettivi: Prevenire la violenza, Proteggere le vittime di violenza, Punire i colpevoli ed ha sancito che quello della donna di vivere libera dalla violenza è un diritto assoluto ed indisponibile.
Gli Stati, secondo quanto stabilito dalla Convenzione, devono adottare le misure necessarie per promuovere i cambiamenti socio - culturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull’idea di inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini; si devono, inoltre, adottare misure per promuovere programmi ed attività destinati ad aumentare il livello di autonomia ed emancipazione delle donne. Come fare? La risposta la troviamo nell’articolo 14 della Convenzione che stabilisce che le Parti (gli Stati) intraprendono le azioni necessarie per includere nei loro programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali. Per prevenire la violenza sulle donne bisogna partire dalla scuola, dall’istruzione, con la cultura al rispetto del prossimo, della donna, educando al rispetto dell’uguaglianza formale e sostanziale, al rispetto della libertà che come diceva Kant “finisce laddove inizia quella dell’altro” e la donna deve essere libera di fare le scelte che vuole, senza doversi sentire prigioniera di qualcuno o qualcosa.
Per diffondere questa cultura del rispetto, inoltre, l’articolo 17 invita gli Stati ad incoraggiare il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e i mass media a partecipare all’elaborazione e all’attuazione di politiche e alla definizione di linee guida e di norme di autoregolazione per prevenire la violenza contro le donne e rafforzare il rispetto della loro dignità.
Ancora però le norme della Convenzione di Istanbul non sono vincolanti e efficaci perché l’articolo 75 prevede che la stessa entrerà in vigore solo quando almeno 10 paesi di cui 8 facenti parte del Consiglio D’Europa, l’avranno ratificata. Siccome ad oggi solo 5 Paesi l’hanno ratificata (Italia, Montenegro, Portogallo, Turchia, Albania) la Convenzione non è ancora legge.
Lo sarà speriamo presto e, nel momento in cui entrerà in vigore, stante l’onere che ha lo Stato di conformarsi agli obblighi internazionali, a norma dell’articolo 117 Cost. che testualmente recita: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”, avrà lo stesso rango delle norme costituzionali e, qualora una norma interna dovesse confliggere con una norma della Convenzione, dovrà essere dichiarata incostituzionale.
I relatori, inoltre, hanno evidenziato come il legislatore italiano non solo ha ratificato tempestivamente la Convenzione di Istanbul ma ha anche realizzato una normativa tutta interna allo Stato che ha dato attuazione ad alcuni dei principi della Convenzione prima ancora che questa entri in vigore, con la legge n. 119, del 15 ottobre 2013 che ha convertito, con modificazioni, il decreto-legge,14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonchè in tema di protezione civile e di commissariamento delle province, contro la violenza sulle donne, che non si rivolge solo alle donne, ma ai partner, agli uomini vicini e alle persone che stanno intorno alle donne.
Il noto regista Simone Petralia ha presentato l’emozionante cortometraggio dal titolo: “SOLO UN BACIO” che tratta con grande sensibilità l’argomento della violenza sulle donne.
Mentre la prof.ssa Lucia Lo Presti, con la partecipazione dell’attrice Maria Molica ha attenzionato la serie di monologhi "Ferite a morte" che Serena Dandini ha portato nel Palazzo di Vetro dell'Onu per "… dare voce alle vittime del femminicidio".
Lucia Monastra